Per alcuni il carcere rappresenta un punto di non ritorno. E per chi commette reati non c’è più alcuna possibilità di riscatto sociale. E’ l’idea che purtroppo più comunemente risulta venir fuori interpellando la gente su questo argomento. Ma dall’Australia arriva un bellissimo esempio di come i detenuti riescano a riscattare la propria esistenza. Il tutto facendo del bene agli animali. Infatti nel carcere ‘John Morony’, situato a nord di Sydney, per coloro che hanno visto ‘il sole a scacchi’ è giunta una bella possibilità di rendersi utile. I carcerati si prendono infatti cura della fauna tipica del territorio australiano. E quindi canguri, koala, wombat ed anche serpenti sono finiti nelle sapienti mani di chi ora pensa a tenerli al sicuro. Recuperati in condizioni di difficoltà, questi vengono condotti in una zona del carcere adibita a rifugio apposito. Uno di loro afferma: “Quando gli animali giungono qui, spesso lo fanno in un cattivo stato, ed allora ti impegni al massimo per farli stare meglio. Capita purtroppo che qualcuno non ce la faccia. Noi ci prendiamo cura di loro per far si che possano tornare in natura guariti”.
Si tratta di un esperimento sociale che sta dando risultati molto proficui. In questo modo si crea per i detenuti un vero e proprio scopo di vita, capace di sviluppare in loro sensibilità ed una responsabilità magari andati perduti per vicissitudini passate per nulla piacevoli. L’ufficiale Ian Mitchell afferma: “Gli animali sono essere che non hanno pregiudizi e non ti giudicano. Con il passare del tempo arriva a svilupparsi con loro un bellissimo rapporto. Si crea empatia, ed il contatto con loro rende senz’altro le persone migliori”. Il ricovero allestito nel carcere conta circa 250 animali, ed addirittura capita che alcuni detenuti, una volta scontata la loro pena, decidano di restare lo stesso lì per continuare ad adempiere a quello che ormai considerano un lavoro, una passione oppure una vera e propria missione. Avviene tutt’altro invece dalle nostre parti, dove quasi due mesi fa la presenza di un cane aveva suscitato malumori nella polizia penitenziaria. A ricevere il permesso di avere il proprio cane con se era stato infatti un detenuto giudicato poco virtuoso.
A.P.
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