Animali che non allattano la propria prole nel metodo classico, caratteristiche e curiosità di specie più particolari. Vediamo quali sono questi animali.
Gli animali più particolari, quelli con abitudini bizzarre o tendenzialmente fuori dalla norma, molto spesso vivono tra noi ma altrettanto spesso capita di non sapere molto di essi.
Gli animali che non allattano la propria prole, sono fra questi.
Si tratta di esseri sparsi un po’ ovunque nel nostro ecosistema. Scopriamo quali, questi meravigliosi e particolari animali che non allattano la loro prole e il perché di questa comportamento, ai nostri occhi strano.
Animali che non allattano la propria prole nel metodo classico
Gli animali che non allattano la propria prole esseri che gestiscono la crescita dei loro piccoli appena nati, in modo differente dai mammiferi.
L’allattamento dei propri piccoli è una prerogativa dei mammiferi, ma anche se gli animali che non allattano la propria prole, ovvero che non utilizzano il classico metodo per nutrire i loro piccoli, non hanno latte da offrire, non vuol dire che non li nutrono.
Come infatti, utilizzano altre tecniche comunque efficienti e soddisfacenti che permettono loro di fornire cibo ai cuccioli, assicurando ad essi un pasto completo e nutriente.
Gli animali che non allattano la propria prole nel metodo classico, i principali e più particolari, sono:
- pseudoscorpioni;
- piccioni;
- pesce disco;
- cecilidi;
- scarafaggi.
Pseudoscorpioni
Gli pseudoscorpioni, detti anche ‘falsi scorpioni’, appartengono ad un ordine di aracnidi con 3 300 specie e 23 famiglie.
Gli pseudoscorpioni sono piccoli e inoffensivi, a causa delle loro piccole dimensioni, sono impercettibili alla vista ma sono comuni in molti ambienti.
Essi sono molto utili all’uomo, in quanto predatori naturali di larve di tarma, larve di dermestidi, psocoptera, formiche, acari e moscerini.
Sono diffusi in tutto il mondo, anche in regioni dal clima rigido. Sono attivi nei periodi caldi dell’anno, mentre svernano in bozzoli di seta quando il clima si fa rigido.
Dopo l’accoppiamento è la femmina a trasportare le uova fecondate (ogni covata dà alla luce dai 20 ai 40 piccoli), in sacche attaccate all’addome.
Successivamente alla schiusa, i piccoli restano sul dorso della madre per un breve periodo.
I piccoli vengono nutriti dalla madre grazie alla presenza di una specie di latte dalle ovaie, una sacca posizionata all’altezza dell’apparato riproduttivo.
Per questo motivo, i pseudoscorpioni rientrano a far parte della categoria di animali che non allattano la propria prole nel metodo classico.
Piccioni
Quando facciamo riferimento ai piccioni, si indentifica un’unica specie a cui appartengono anche le colombe e i colombi.
Si tratta della stessa specie, per cui l’unica differenza è data dalla colorazione delle penne, ma quella che noi tutti riteniamo colomba, non è altro che un piccione bianco.
Il piccione è una specie di Columbide abbastanza diffusa, presenta quindici sottospecie riconosciute.
È tipico dell’Europa meridionale, del Nordafrica, e del Medio Oriente. È possibile osservarli, soprattutto nelle piazze e nei parchi.
Non è facile distinguere i due sessi, solo quando il maschio che corteggia la femmina gonfiando il collo, roteando più volte su sé stesso, come se danzasse ed emettendo dei versi, è possibile distinguerli facilmente.
Dopo l’accoppiamento, entrambi covano due uova di colore bianco deposte dalla femmina, per 21 giorni alternandosi.
I piccioni nutrono i loro piccoli appena nati, con una secrezione.
A produrla è una ghiandola presente nel gozzo ed è composta in modo diverso a seconda della specie, ma in comune tutte hanno la totale assenza di calcio e carboidrati.
Questa sostanza è ricca di proteine e povera di grassi, oltre ad essere estremamente nutriente, ma ciò che stupisce è che a produrla è anche il piccione maschio.
Grazie a questo “latte” potranno nutrire i loro piccoli durante i primi giorni di vita, ovvero fino a che non saranno in grado di assumere alimenti solidi in autonomia.
In un mese i piccoli sono pronti per volare ed abbandonare il nido e dopo solo sei mesi sono in grado di riprodursi.
Pesce disco
Il Pesce disco deve il suo nome proprio per la forma del suo corpo, inoltre può presentare livree di diversi colori iridescenti.
Il Pesce disco, appartiene alla famiglia dei Ciclidi (Cichlidae). Con la sua forma piatta e circolare rappresenta un’eccezione all’interno della sua categoria.
Nasce nella vasta area del bacino del Rio delle Amazzoni, in Sud America, ma attualmente è possibile ammirarlo negli acquari degli appassionati di tutto il mondo.
Una volta fecondate, le uova impiegheranno circa 48 ore per la schiusa.
Altre 48 ore saranno necessario perché gli avannotti abbandoneranno il luogo della schiusa per iniziare a nuotare in vasca, dove i genitori saranno costretti a catturarli con la bocca per indirizzarli l’uno sulla livrea dell’altro.
A nutrire i piccoli sono entrambi i sessi con una sostanza che appare come un muco che ha origine da una ghiandola situata sul lato del corpo, con la quale i piccoli vengono alimentatati per le prime settimane di vita.
Cecilidi
I cecilidi sono una famiglia di anfibi apodi (o gimnofioni), diffusi in America centrale e meridionale.
Pur essendo ovovivipari, depositano le loro uova nel suolo umido. Dalle uova nascono quindi larve acquatiche, che vivono in infiltrazioni nel terreno, o in piccoli corsi d’acqua.
Questi anfibi apodi sono in grado di nutrire i propri piccoli con la loro stessa pelle, ovvero uno strato superficiale che riveste le femmine e che cambia composizione subito dopo il parto, aumentando la percentuale di grasso e proteine.
I piccoli per alimentarsi di questa sostanza nutriente e completa, si aiutano con i denti grattando questo strato di pelle.
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Scarafaggi
Lo scarafaggio appartiene all’ordine Blattodea, sono circa 4000 specie, ma solo circa 30 specie hanno un contatto diretto con l’uomo.
Lo scarafaggio, vive ovunque nel mondo tranne che nell’acqua, ma preferiscono ambienti caldi, umidi e bui. Possono avere fino a 10 a 90 uova all’interno di una massa chiamata ooteca.
Si schiudono nel giro di pochi giorni e sono bianchi, ma ci vuole un mese per diventare marroni e svilupparsi completamente.
Fino ad allora la femmina nutre la propria prole, con una sostanza prodotta nello stomaco e presente in delle sacche.