C.D.
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Rapporto 2019 “Zoomafia” sui maltrattamenti e rati contro gli animali
Sono stati diffusi i dati della 20° edizione del Rapporto Zoomafia 2019 redatta da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia LAV.
Come rende noto la Lav, emergono numeri sconfortanti sulle zoocriminalità di vario tipo.
Il rapporto delinea i crimini contro gli animali più contestati, la loro diffusione sul territorio e fenomeni illegali come i combattimenti tra animali, corse clandestine di cavalli, ippodromi e scommesse ma anche il giro di affari nei canili, il traffico di cani, i traffici internazionali di fauna e il bracconaggio ma anche quello che viene definita la “Cupola del bestiame” e infine i danni alla biodiversità e la violenza sugli animali.
“Ogni 55 minuti in Italia, nel 2018, è stato aperto un fascicolo giudiziario per reati a danno di animali; ogni giormo si contano in media 26 fascicoli e circa 16 indagati, uno ogni 90 minuti;
si registra a livello nazionale un tasso di 16,07 procedimenti e di 9,64 indagati ogni 100.000 abitanti. Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2018, sia a carico di noti, che di ignoti, per i reati a danno degli animali, presso le 113 Procure Ordinarie che hanno risposto (81% del totale) è di 8.300 (3.700 a carico di noti e 4.600 a carico di ignoti) con 4.977 indagati”.
“Nonostante l’andamento registrato sul campione delle Procure Ordinarie esaminato – prosegue il comunicato- indichi un aumento del +2,69% dei procedimenti e una diminuzione del -2,80% degli indagati, riteniamo che l’ipotesi più prudente suggerisca di ritenere che a livello generale ci siano state variazioni poco significative su scala nazionale e che le stime di proiezione dell’anno scorso siano tuttora proponibil”.
“Ricordiamo che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa di essere esaustive, ma solo indicative. L’auspicio è che una accresciuta consapevolezza e conoscenza di questi fenomeni illegali, possa favorire una attività investigativa e di contrasto sempre più efficace, perché il radicarsi dei fenomeni zoomafiosi nella società, o in aree di essa, è una minaccia purtroppo reale”, dichiara Ciro Troiano, autore del rapporto.
Tra i dati allarmanti quello dei reati su animali a scopo intimidatorio e i furti di cani.
“La vittimologia di questa categoria vede a rischio i cani di razza con pedigree importanti, campioni di bellezza, o campioni di caccia. A questi si aggiungono cani che vengono venduti
tramite Internet e canali non ufficiali, come allevatori abusivi o privati che mettono annunci. Vi sono poi i rapimenti con le annesse richieste di riscatto”, sottolinea Troiano.
Secondo l’Osservatorio Zoomafia LAV il reato più contestato è il maltrattamento di animali. Ecco perché la Lav ha avviato una raccolta firme con la petizione #CHIMALTRATTAPAGA, per chiedere al Governo e al Parlamento una normativa più completa ed efficace a tutela degli animali prevedendo, ad esempio, il reato di strage di animali, l’impossibilità per chi è condannato di continuare a detenere animali e una procedura chiara della custodia giudiziaria che consenta alla Magistratura di non dover lasciare le vittime animali nella disponibilità dei loro aguzzini.
Seguono:
Per quanto riguardai fenomeni legati alle zoomafie, i combattimenti tra animali continuano ad essere un serio problema di criminalità diffuso in diversi ambiti, dalla delinquenza locale e di periferia, passando per allevatori abusivi e trafficanti di cani cosiddetti “da presa”. Non mancano, però, casi riconducibili alla classica criminalità organizzata. Nel 2018 sono state denunciate 9 persone e sono stati sequestrati 20 cani.
“Dal 1998, anno in cui abbiamo iniziato a raccogliere i dati, fino al 2017 compreso sono stati sequestrati circa 1244 cani e 120 galli da combattimento. 511 le persone denunciate compresi 16 arrestate. Almeno 3 i combattimenti interrotti in flagranza”, scrive la Lav.
A questo si aggiunge il fenomeno della gestione dei canili illegali e il business sui randagi, mantiene intatto il suo potenziale criminale che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Nelle ultime relazioni semestrali della DIA sono riportati, per la prima volta, attestazioni degli interessi della criminalità organizzata nella gestione in Calabria e in Campania.
La tratta dei cuccioli è diventata argomento di studio e analisi dei Vertici Nazionali Antimafia, di Contromafie e anche della Commissione Parlamentare, viene specificato nel rapporto, che sottolinea che “è stato registrato, per il business dei cuccioli, l’interesse di alcuni esponenti di clan camorristici”.
Le zoomafie è un ambito nel quale si registrano diverse fattispecie di reati che spaziano da abigeato, contraffazione di marchi, falso materiale, associazione per delinquere, introduzione di animali in fondo altrui, maltrattamento di animali,uccisione di animali, macellazione clandestina, pascolo abusivo, ricettazione, truffa aggravata, frode, estorsione, riciclaggio, traffico sostanze dopanti, percezione illecita di fondi pubblici, per citarne alcuni.
In base ai dati raccolti dalle procure ordinarie, è stato possibile delineare un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali.
La Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali è quella di Savona dove è stato registrato un solo procedimento a carico di ignoti; anche l’anno prima era quella con meno
procedimenti registrati.
Seguono Torre Annunziata (NA) 7 procedimenti e 8 indagati; Aosta 10 procedimenti e 7 indagati; Gela (CL) 13 procedimenti e 4 indagati; Pistoia 13 procedimenti e 15 indagati; Tempio Pausania (OT), 16 procedimenti e 13 indagati e Vasto (CH) 18 procedimenti e 8 indagati. La Procura di Brescia, sempre in base al campione dell’81% analizzato, si conferma quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali anche nel 2018: 486 procedimenti con 300 indagati. C’è da dire che poco meno della metà dei procedimenti, 233 fascicoli, pari al 48% del totale, riguarda i reati venatori che hanno coinvolto il 77% degli indagati (231 persone). È noto che la provincia di Brescia rappresenta l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia quindi il numero dei procedimenti per tali reati influisce notevolmente sulla media totale dei reati contro gli animali registrati.
Seguono Udine con 209 procedimenti e 145 indagati; Napoli
con 197 procedimenti e 97 indagati; Milano con 173 procedimenti e 65 indagati; Verona con 169 procedimenti e 83 indagati; Roma con 167 procedimenti e 109 indagati; Firenze con 164 procedimenti e 145 indagati, Palermo, con 151 procedimenti e 117 indagati e Trento con 150 procedimenti e 91 indagati. Infine, solo alla Procura di Firenze sono sopravvenuti nel 2018 procedimenti per tutti gli 8 reati analizzati. 7 su 8, invece a Foggia.
Toirano evidenzia che “il tema della violenza nei riguardi degli animali è strettamente collegato al tema della violenza nei riguardi degli esseri umani e dei comportamenti antisociali in
genere” denunciando che “l’esposizione continua a forme di violenza, anche se solo come spettatori, può portare alla desensibilizzazione nei riguardi della sofferenza altrui e
all’assuefazione alla violenza stessa.
“È ancora diffusa la convinzione che i bambini autori di abusi nei riguardi di animali non fanno altro che compiere un percorso quasi obbligato nel cammino della loro crescita. Nulla di più sbagliato. La ricerca ha spiegato che quei bambini che maltrattano animali lo fanno in risposta a un disagio e sono molto probabilmente loro stessi vittime di altre violenze, il più delle
volte commesse proprio dalle figure più significative per loro”.
Per consultare la sintesi del rapporto clicca Zoomafia 2019
C.D.
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