Hanno protestato i residenti di Yulin, così come i commercianti, gli allevatori e i ristoratori al punto che le autorità locali hanno dovuto smentire il divieto di consumo di carne di cane al Festival di Yulin che si svolge ogni anno a fine giugno, in concomitanza con il solstizio estivo.
E’ quanto emerge da un’intervista rilasciata da un portavoce del governo di Yulin, nella provincia del Guangxi il quale ha sostenuto che le autorità non sono state in grado di vietare il festival.
Secondo le indiscrezioni, il dietrofront della autorità deriva da un’aspra polemica sollevata dai cittadini che hanno denunciato l’interferenza delle autorità sulla privacy e la loro libertà di scegliere se mangiare o no carne di cane.
In realtà, il governo centrale non avrebbe mai emessi un divieto anche se le indiscrezioni erano trapelate dalla nota organizzazione internazionale Humane Society impegnata nei paesi asiatici da anni per fermare gli allevamenti e il consumo di carne di cane.
In realtà, il divieto in questione era rivolto ai commercianti locali, ai quali era stato vietato la vendita di carne di cane in città, tra il 12 e il 23 giugno, durante il festival.
Stando a quanto riporta il Daily mail, in realtà, le dichiarazioni delle autorità locali sono state smentite da un attivista locale di nome Kimi, sostenendo che il governo di Yulin vuole nascondere le proprie posizioni dopo la protesta dei residenti e continua a sostenere il festival come negli anni passati, bloccando l’accesso dei giornalisti e attivisti all’interno del festival e impedendo le riprese. Infatti, all’ingresso dell’area del festival sono presenti poliziotti locali che controllano possibili infiltrati.
I cittadini sono risentiti e si sentono nel mirino, denunciando che “i media non hanno il diritto di giudicare ciò che mangiano”. Purtroppo si tratta di una tradizione troppo radicata a livello locale e l’unico modo per poter fermare il consumo di carne di cane sono campagne di sensibilizzazione: “Il modo migliore per impedire che siano rubati i cani, uccisi e mangiati è quello di insegnare alla gente di Yulin a come amare i cani da compagnia, anziché accusarli di mangiarli”, ha dichiarato l’attivista.
Una strategia inversa che potrebbe comportare dei tempi più lunghi ma che potrebbe essere vincente. Purtroppo la provincia è molto estesa e prevalentemente agricola per questo gli esperti sostengono che si rivelerebbe difficile monitorare e far rispettare un divieto che limita il consumo di carne di cane.
Ecco perché le organizzazioni internazionali impegnate sul campo, intendo proseguire una strategia che mira alla sensibilizzazione e al benessere degli animali. In Cina, l’opinione pubblica è sempre più critica anche per i furti di cani poi destinati al macello. Un sistema che premia l’illegalità e la crudeltà che viene condannato dalla maggior parte della popolazione cinese.
Jill Robinson MBE, fondatore e CEO di Animals Asia, è del parere che i riflettori mediatici devo restare accesi sulla questione in modo che il governo centrali arrivi ad una moratoria: “Dobbiamo continuare a lavorare con le autorità, con le organizzazioni cinesi e con il pubblico per far cambiare opinione e far passare l’idea che i cani non sono un alimento”, ha concluso Robinson.
Intanto in tutto il mondo, le associazioni e organizzazioni animaliste stanno promuovendo delle proteste e diverse iniziative per fermare il festival di Yulin.
In Italia, Animalisti Italiani Onlus ha avviato una raccolta fondi per riscattare il maggior numero di cani al festival e ha organizzato un presidio per Mercoledì 21 giugno dalle 10.00 alle 12.30 davanti l’Ambasciata Cinese a Roma, nei pressi di Largo Ecuador, (dalla Stazione Termini si arriva con il bus 360(Muse) fino alla fermata Liegi/Ungheria) per chiedere di fermare il Festival di Yulin che inizierà proprio in quel giorno.
Walter Caporale, il presidente di Animalisti italiani in una nota ha annunciato di sostenere l’attività di Davide Acito, il fondatore di Action Project Animal APA, che sabato 17 giugno assieme a un cameraman parte in Cina per documentare la strage al festival.
“Animalisti Italiani Onlus sostiene Davide economicamente, finanziando l’acquisto dei cani e dei gatti – il costo medio è di 56 euro per i primi e di 20 euro per i secondi – e il loro trasporto fino alla Common House di Miss Yang, il canile, la sede, la casa del cuore per gli animali. L’anno scorso, Davide è riuscito a portarne in salvo 460: 400 cani, 60 gatti”, scrive Animalisti Italiani, ricordando che si tratta di “una goccia nell’oceano, considerando i numeri della mattanza. Nel giorno del solstizio d’estate, nella Regione Autonoma di Guangxi vengono macellati oltre 10 mila cani e 5 mila gatti, detenuti in gabbie e in pessime condizioni igieniche e sanitarie”.
Tra le varie proteste, Animalisti italiani invita al mail bombing all’ambasciata cinese aderendo all’iniziativa internazionale con gli hashtag #StopYulin2017#BanYulin2017 #StopYulinTrorture
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