Xenotrapianto, impiantare organi agli umani dagli animali: quale futuro?

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By Antonio Papa

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I trapianti di organi in Italia hanno conosciuto un aumento dal 2016 ad oggi. E questa è sostanzialmente una buona notizia, specialmente per i malati in lista per ottenere un trapianto di rene o di polmone. In totale sono 9000 gli italiani che attendono di ricevere un nuovo organo, però per quanto riguarda altri diversi proprio da rene e polmone la situazione resta ancora affetta da criticità e ritardi. Difatti bisogna fare i conti con la penuria di donatori, ed a volte gli organi in questione risultano essere non compatibili con chi ha bisogno di un trapianto.

Perciò si stanno esplorando delle soluzioni alternative. Tra queste figura il trapianto di organi animali (xenotrapianto) o la produzione di organi stessi in laboratorio attraverso l’utilizzo di cellule staminali. Oppure ancora la modifica di cellule per ridurre al minimo i casi di incompatibilità tra un organo ed il ricevente. Nel caso specifico dello xenotrapianto purtroppo è molto elevato il rischio di incorrere in malattie virali, senza contare alcune problematiche come le dimensioni dell’organo da impiantare, diverse da quelli umani.

Xenotrapianto, un modo per superare tante difficoltà: ma occhio ai problemi etici

L’ingegneria genetica però sta trovando dei modi ai limiti del fantascientifico per aggirare questi problemi. Infatti alcuni scienziati hanno sperimentato con successo la possibilità di far crescere negli animali organi della misura richiesta. Questo grazie sempre all’utilizzo di cellule staminali prelevate poi direttamente dal ricevente. Ovviamente gli esperimenti sono stati condotti su cavie da laboratorio, con un pancreas di topo fatto crescere in un donatore ratto. E questo pancreas è stato messo nelle condizioni di produrre abbastanza insulina da contrastare il diabete del quale soffriva il topo. In futuro è ipotizzabile la stessa cosa rapportata all’uomo, allo scopo di salvare vite.

Questa tecnica dello xenotrapianto, una volta perfezionata e ripulita da rischi e fattori di negatività, potrebbe contribuire a superare il problema della mancanza di organi per chi ha bisogno di un trapianto. Inoltre, come detto, gli stessi verrebbero ‘coltivati’ grazie all’apporto di staminali prelevate dal ricevente ed impiantate nell’animale donatore. Ed un altro problema verrebbe aggirato a monte, quello dell’incompatibilità, visto che l’organo necessario sarebbe ‘a misura di paziente’. Ma ci troviamo comunque in un campo minato, dove la bomba dell’etica e della moralità è sempre pronta ad esplodere ad ogni minimo passo.

A.P.

 

 

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