Il trend sui social che porta l’hashtag wildlife rappresenta un vero e proprio pericolo per gli animali vittime di maltrattamento
L’essere umano ha un grande, enorme, gigantesco problema: non capisce mai quando è giunto il momento di fermarsi. Vogliamo sempre di più. Più soldi, più divertimento, più adrenalina, più attenzione e soprattutto più fama sui social. In alcuni casi, voler superare i propri limiti, o quelli che la vita ci pone, non è assolutamente un male. Ma, in certi casi, dovremmo fermarci a pensare quale strada siamo intraprendendo e quanto dolore lasciamo dietro di noi.
L’avvento dei social ha letteralmente sconvolto il nostro modo di vivere. Tra chi ancora deve capire cosa siano e chi ne ha fatto il proprio lavoro, i social riempiono a pieno le nostre vite. Vogliamo immortalare momenti per poterli condividere con gli altri, e per alcuni c’è l’innata speranza che diventino un fenomeno mondiale arrivando a ricevere milioni di like.
Per ottenere tutto ciò, però, non ci rendiamo conto che a volte si supera una sottile linea, oltre la quale, per qualche mi piace, siamo disposti a perdere la nostra umanità. Ultimo preoccupante trend, è quello che porta l’hashtag wildlife, e no, non parliamo delle associazioni o volontari che mettono le proprie esistenze al servizio degli animali di tutto il mondo per aiutarli, curarli e salvarli, ma di chi per essere “il migliore” posta foto con animali esotici, la quale vita è costantemente in percolo.
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#wildlife: un hashtag che mette in pericolo gli animali
Decidiamo, in tutta coscienza, di vivere in una bolla fatta di illusione, solo per poter mostrare agli altri scatti e video di una vita perfetta. Impossibile non pensare che dietro le nostre assurde richieste, o dietro le nostre pose non ci sia il dolore di qualcun altro. Tendenza del momento sui social sono post nei quali ci avviciniamo ad animali, che più strani, più esotici, più grandi sono, meglio è.
Non ci sfiora neanche l’idea che accanto a noi si trova un essere vivente che vorrebbe tutto tranne posare per quello scatto. Le condizioni di vita che devono subire determinati animali sono raccapriccianti e tutto ciò solo perché dietro c’è un guadagno dovuto all’essere umano, che fregandosene altamente vuole sempre di più. Un esperienza nella natura, un giro sulla schiena di un elefante, una carezza ad una tigre, dare cibo ad una scimmia, immortalare scatti divertenti con uno scimpanzé.
Non ci rendiamo assolutamente conto di quanto tutto questo sia nocivo. Prendiamo l’esempio degli elefanti, che nonostante siano considerati animali simbolo della Thailandia, hanno tutto tranne che un esistenza libera. Sono legati e tenuti fermi per farceli guardare, o maltrattati a suon di calci e bastonate pur di farci fare un giretto nella natura. I cuccioli vengono strappati dalle mamme per essere addestrati sin dalla tenera età.
O lo squalo bamboo, sempre in Thailandia, si vede notevolmente diminuito di numero a causa non solo dell’inquinamento, che è sempre causato dal nostro menefreghismo, ma anche dall’aumento di domanda nei ristoranti di piatti con questo pesce.
O ancora, non pensiamo minimamente che quando ci avviciniamo e disturbiamo un animale che già vive all’interno di una gabbia in uno zoo, e insistiamo per un selfie, quel povero animale, per avere un po’ di pace, si allontanerà dal luogo dove ha il cibo, preferendo non mangiare piuttosto che avere ancora a che fare con braccia sbracciate, flesh di telefoni, o l’incessante bussare sulle vetrate.
Tutta questa smania di raggiungere il selfie perfetto con questi animali, oltre che danni a loro, portano noi ad un completo distacco dalla realtà. Quando ci troviamo, inaspettatamente a contatto con uno di questi animali, non pensiamo che potrebbero essere pericolosi, la cosa che ci importa di più è scattare un selfie.
Lo sfruttamento di questi animali sui social è il lato oscuro dell’amore per gli animali. Purtroppo sono molti gli zoo clandestini che pur di accontentare gli avventori con l’unico obiettivo di avere più followers, procurano animali, anche quelli a rischio di estinzione, solo per assecondare questa folle moda.
Storia che ha fatto molto scalpore in Pakistan e non solo, ha come protagonista una social media influencer, Susan Khan, che ha ben pensato di volere una tigre come ospite speciale alla sua festa di compleanno. Oltre alle ovvie ripercussioni sull’animale, altro punto di sdegno, è di come questa tipologia di animale non sia presente in Pakistan, aumentando la loro presenza negli ultimi tempi solo a causa social. La barbarie che viene subita da questi animali è assurda, tenuti segregati in gabbie per le strade per permettere a chiunque di scattare una foto.
La pericolosità di tutta questa vicenda sta nel fatto che, quando un animale diventa di tendenza sui social, non importa se sia protetto, a rischio d’estinzione, se il posto nel quale viviamo non si adatta al loro habitat naturale o abbia bisogno di particolari attenzioni, non ci importa vogliamo averlo, rischiando di compromettere una specie intera, ma alta anche la problematica di modificare flora e fauna del nostro paese di residenza.
Per combattere questo problema, Instagram e Facebook, collaborando con Coalition to End Wildlife Trafficking Online, associazione che si occupa di diminuire il traffico di animali selvatici, vietando la vendita di animali. Un importante aiuto può anche arrivare da chiunque navighi sui social, non condividendo o no mettendo il nostro like, possiamo diminuire l’interesse intorno a queste barbarie.
Il commercio di questi animali è illegale, le condizioni nelle quali sono tenuti sono inumane, nessuno dovrebbe essere strappato via dalla propria casa per il semplice divertimento di altri, e soprattutto i nostri amici animali non meritano tutto questo.
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F.D.M