Una procedura d’infrazione contro l’Italia con la quale l’Unione Europea ha accolto le segnalzioni di diversi istituti di ricerca italiani che hanno lamentato le limitazioni della legge italiana sulla sperimentazione animale rispetto alle normative europee.
La Commissione Ue ha inviato una lettera di messa in mora e l’Italia avrà due mesi di tempo per rispondere e dovrà allineare la legge con la direttiva Ue.
Come ricorda Rainews “l’Unione Europea, che nel 2010 aveva emanato una direttiva (la numero 63) che imponeva a tutti gli Stati Membri alcuni canoni: fu recepita dall’Italia in modo più restrittivo, per esempio vietando gli xenotrapianti, come far crescere un tumore umano in una cavia per vederne lo sviluppo e l’azione dei farmaci. O il divieto di sperimentare su animali da laboratorio sostanze d’abuso, droga, tabacco, e quello di fare esperimenti su cani, gatti e primati”.
La procedura avviata dall’Ue è una posizione che ha sollevato le critiche degli animalisti ma anche di scienziati e politici contrari alla sperimentazione animale.
L’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidaa), in un post pubblicato sul suo blog, è del parere che “ci sono tre le differenze vere tra la nostra legge e la normativa europea: il divieto di allevare cani ed altri animali da vivisezione, divieto introdotto a furor di popolo dopo la vicenda Green Hill, il divieto di importare alcune specie di primati e infine il divieto di usare cani e gatti randagi da sperimentare”.
Aidaa avverte sui rischi che ci sono nell’accettare le proposte europee: dal nuovo il via libera agli allevamenti per la sperimentazione ai pericoli per i cani e gatti randagi di essere catturati, comperati ai canili o gattili e utilizzati in funzione di ricerche e sperimentazioni su farmaci o comunque sottoposti a torture per non ben chiare motivazioni scientifiche: “La partita è grossa e se dovesse passare il principio proposto dall’Unione Europea l’Italia farebbe un salto all’indietro di almeno 20 anni in pochi mesi vedendo cosi cancellati anni di battaglie per i diritti degli animali”, ha sostenuto il presidente AIDAA Lorenzo Croce.
“Supporteremo il governo italiano nella difesa del decreto legislativo 26/2014, contestato perché più restrittivo rispetto alla Direttiva europea”, ha dichiarato il presidente della Lega Antivivisezione (Lav) Gianluca Felicetti.
Lo sdegno è stato espresso anche da Ente Nazionale Protezione Animali, politici, tra cui Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degliAnimali e dell’Ambiente la quale promette battaglia, sottolineando che la lettere d’infrazione “com’è già accaduto altre volte, non tiene in alcuna considerazione, su una questione di elevato spessore etico, né la sensibilità dell’opinione pubblica italiana né la volontà del Parlamento che ad essa ha liberamente dato voce”, così come emerso dai dati Eurispes per cui l’82% degli italiani sono contrari alla vivisezione.
Ferma la condanna della senatrice di Sinistra Italiana SEL, Loredana De Petris, Presidente del gruppo Misto la quale afferma senza mezzi termini che “la nuova procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia relativa alla legge per la protezione degli animali utilizzati a fine scientifici, è grave perché chiaramente avviata sotto pressione delle potentissime lobby delle società farmaceutiche”.
Tutte le associazioni come il WWF, chiedono al Governo di non cedere alla intimidazione di Bruxelles.
Tra i capofila e promotori dell’iniziativa in seno dell’Ue vi sono diversi ricercatori, tra i quali quelli dell’Istituto Mario Negri, più volte entrato nel mirino degli attivisti animalisti.
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