Forse abbiamo tutti quanto frainteso il significato dello Stato e delle Istituzioni: più che tutela del cittadino, del ben pubblico e solidarietà, pare proprio che le autorità lavorino per limitare la vita degli individui. Un groviglio di leggi, sostenute da una retorica quasi surreale, con la quale un semplice individuo viene totalmente privato dei suoi diritti. Anziché agevolare, andare incontro alle necessità delle persone, di ogni categoria, bambini, donne, anziani o portatori di handicap, persone con gli animali.
E’ la sensazione che scaturisce da un caso esploso nel dicembre del 2013, riguardo al divieto di accesso ad una persona non vedente sulle scale mobili che accedono al centro storico del capoluogo perché accompagnato dal cane guida.
Una violazione delle leggi al riguardo, la Legge 37/74, aggiornata dalla Legge 60/06, che prevedono l’accoglienza dei cani guida in ogni luogo pubblico o aperto al pubblico.
Eppure, il Sindaco di Belluno ha sostenuto fino alla fine la posizione del suo Comune e della società che gestisce le scale mobili. Ovviamente, nel corso di questi anni ci è stato un aspro confronto tra l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti locale fino ad arrivare in aula del Tribunale. Infatti, un gruppo di nove persone non vedenti aveva deciso di presentare un ricorso contro l’ordinanza del giudice chiedendo risarcimento per danni non patrimoniali di 2 mila 500 euro a persone, per un totale di 22 mila 500 euro.
Tuttavia, il ricorso è stato rigettato in quanto nessuno di questi non vedenti risiede a Belluno o ha motivi per venire. Per questo il ricorso è stato giudicato inammissibile.
I nove non vedenti hanno così annunciato battaglia affermando di voler ricorrere in appello: “Sostenere, come ha fatto il giudice, che non ci sarebbe alcuna discriminazione perché molti di noi non sono bellunesi, ci pare semplicemente assurdo. Questa situazione potrebbe essere paragonata a quella di un bellunese che venga rifiutato da un taxi o da un ristorante o albergo romano. Non sarebbe questa una discriminazione?”.
Il gruppo pare determinato ad andare fino in fondo tanto più che il caso di discriminazione riguarda anche i nostri compagni a 4zampe. Troppi divieti e barriere limitano la libertà di spostamento e questo grava anche sulla quotidianità di chi vive con un animale, costretto a mettere a rischio come nel caso di Treviso anche il proprio animale magari perché non ci sono aree predisposte all’esterno delle attività commerciali o negozi. Insomma, una protesta che sposa in pieno anche lo spirito animalista che prevede il buon senso.
Ovviamente, il caso di Belluno potrebbe essere pregiudicante per altre situazioni.
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