Anche in Veneto la preapertura della stagione della caccia ha provocato molte polemiche, come in tutta Italia. In prima linea, alcuni consiglieri regionali, in particolare Andrea Zanoni (Partito Democratico) e Patrizia Bartelle (Movimento 5 Stelle). I due fanno parte dell’Intergruppo ‘per il benessere e la tutela degli animali e della natura’ del Consiglio regionale del Veneto. L’accusa è rivolta all’amministrazione regionale: “Sempre e comunque a disposizione del mondo venatorio, anzi di una loro minoranza, quella più estremista. Il no della Regione alla sospensione della preapertura della caccia lo certifica definitivamente”.
I consiglieri regionali “contestano la decisione di Palazzo Balbi di tirar dritto: sabato 2 settembre si potrà sparare. Abbiamo avuto un’estate da record per siccità e carenza d’acqua, con allevatori costretti a portare addirittura il fieno in montagna perché i prati sono secchi”. E ricordano: “Lo stesso Zaia ha parlato di disastro per l’agricoltura e di indennizzi per avversità atmosferica. Dal canto suo l’Ispra, agenzia statale tecnica e scientifica, ha certificato quanto affermato da numerose associazioni animaliste e ambientaliste”.
Si ricorda in sostanza che “la fauna selvatica è allo stremo”. Da qui la richiesta dell’Ispra di “alcuni provvedimenti restrittivi, dal no alla caccia d’appostamento cioè alla preapertura, al rinvio della caccia alle specie acquatiche ad ottobre”. Chiesto anche “il divieto di caccia nelle aree colpite dal fuoco e allo stop all’addestramento cani”. I consiglieri sostengono: “La risposta è stata negativa su tutta la linea e così da domani migliaia di animali selvatici verranno condannati al massacro”.
Sotto accusa finisce Zaia, che ha “il potere di sospenderla per avversità come la siccità”, ma “ha dimostrato di essere marcatamente di parte”. Conclude la nota: “Il rinvio della preapertura non avrebbe comunque compromesso la stagione venatoria che si poteva aprire tra un mese. Evidentemente non è il Governatore di tutti i veneti, in gran maggioranza contrari alla caccia,che vogliono proteggere l’ambiente e un patrimonio di tutti come la fauna selvatica, dimostrando insensibilità e disprezzo per gli animali, per la legge regionale e per l’Ispra”.
Nelle scorse settimane, la LAV ha denunciato ai presidenti delle Regioni italiane il numero incalcolabile di animali rimasti vittime di roghi. Nelle missive si chiede il rispetto dell’articolo 19 della Legge sulla caccia. In esso di parla della piena facoltà per i governatori di annullare l’apertura della stagione della caccia. Netta sul tema dell’apertura della stagione venatoria anche Legambiente, che nei giorni scorsi ha pubblicato una nota. In questa, si sottolinea “come la gravità dalla situazione che ha spinto le Regioni a chiedere lo stato di calamità pesi anche sulla sopravvivenza degli animali selvatici”. La richiesta di Legambiente a Governo e Regioni è che deliberino il posticipo della stagione venatoria 2017/2018 disponendo il divieto dell’attività venatoria.
In Veneto, peraltro, tiene banco la polemica sulla delibera della Giunta Regionale, la n. 1080 del 13 luglio 2017 con oggetto “Gestione della specie lupo (Canis lupus) in Veneto”. In Consiglio Regionale, è stata approvata una mozione per l’uscita della regione Veneto dal progetto europeo Life Wolfalps sulla tutela e gestione del lupo in Italia. Il rischio è che vengano persi importanti finanziamenti comunitari.
Non solo: nel piano sono previste deroghe al regime di protezione del Lupo previsto dalla Direttiva UE Habitat. Queste per il momento sono state bloccate dal Ministero dell’Ambiente. Dal centrosinistra arrivano accuse precise all’amministrazione regionale. “Zaia dovrebbe sapere che i lupi non sono cani randagi. Era perciò scontata la risposta del ministero che ha cassato queste bizzarre soluzioni”, si legge in una nota.
GM
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