L’atleta paralimpica belga Marieke Vervoort si è arresa: eutanasia a soli 40 anni, ecco di cosa soffriva e come il suo cane Zen l’ha aiutata in ogni momento.
Una grave malattia muscolare degenerativa della colonna muscolare, diagnosticata quando aveva soli 14 anni, ha minato pesantemente il suo fisico nonostante l’abitudine allo sport e all’allenamento costante: non ce l’ha fatta più a reggere Marieke Vervoort, atleta paralimpica belga che a soli 40 anni ha scelto di mettere fine alla sua vita praticando l’eutanasia.
La sua ultima gara paralimpica, alle Paralimpiadi di Rio nel 2016, si è conclusa con una medaglia di bronzo nei 100 metri: al termine, durante una commovente conferenza stampa, la Vervoort aveva parlato per la prima volta della sua scelta di ricorrere all’eutanasia quando il suo fisico non avrebbe più risposto: “Nessuno deve sentirsi obbligato a vivere se il suo corpo si ribella”, aveva dichiarato.
Anche nel momento estremo della fine, accanto alla Vervoort c’è stato il suo amatissimo cane Zen: un labrador che l’ha accompagnata in tutte le fasi della malattia, aiutandola come soltanto un amico a quattro zampe può fare.
Vervoort, ecco come il cane Zen l’ha aiutata nella malattia
Oltre alla famiglia, la campionessa Vervoort ha potuto contare sempre sull’affetto incondizionato e l’aiuto prezioso del suo cane Zen: un meraviglioso labrador da terapia in grado di individuare una crisi epilettica in arrivo con circa un’ora di anticipo.
Esattamente come fanno tanti altri cani addestrati appositamente come cani guida per epilettici, anche Zen riusciva a individuare in netto anticipo i segnali di una crisi imminente: questo grazie al suo proverbiale fiuto, in grado di riconoscere l’impercettibile cambiamento dell’odore umano in caso di crisi epilettica in arrivo.
Il cane addestrato a riconoscere la crisi epilettica imminente riesce quindi a fornire un’impareggiabile assistenza a chi come la Vervoort soffre di malattie gravi che annoverano anche l’epilessia tra i sintomi: possono avvertire il paziente in anticipo, riducendo le situazioni potenzialmente a rischio o addirittura aiutando ad evitare del tutto la crisi. Senza dimenticare che un cane come Zen può chiedere aiuto e proteggere il paziente fino all’arrivo dei soccorsi.
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C.B.
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