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Val Nerina, una volpe e due aquile morte: ipotesi avvelenamento

I tre animali sono stati ritrovati morti sui monti a quota 1.500 metri da una guida del Cai: a causare la morte, probabilmente un veleno lasciato da mani umane.

Fonte: Facebook

Una scena davvero raccapricciante quella che si è trovato davanti agli occhi Massimiliano Ferrari, guida titolata del Cai di Leonessa, durante un’escursione domenica scorsa sui monti della Val Nerina.

Su un prato a circa 1.500 metri di altezza si trovavano le carcasse di due aquile reali, a pochi metri un terzo cadavere: quello di una volpe “beccata”, con le interiora esposte. Tutto fa pensare che la morte sia stata causata da avvelenamento: probabilmente, a ingerire il veleno sarebbe stata la volpe e i rapaci lo avrebbero assimilato cibandosi della sua carcassa.

“Non ho mai visto niente di simile”: uccisi dall’uomo senza pietà

Fonte: Facebook

Ferrari ha raccontato l’accaduto con queste parole: “Faccio escursioni in montagna da quando ho otto mesi, non ho mai visto niente di simile. E ora ho 49 anni – ha affermato la guida – mi è capitato certo di vedere animali morti, ma le ragioni possono essere tante. A volte vengono uccisi dopo una lotta. Una scena così, con tre animali, non mi è mai capitata, dal mio punto di vista non può essere che avvelenamento.

Dopo il macabro ritrovamento, la guida ha immediatamento avvertito le autorità e i Carabinieri del Nucleo Forestale di Monteleone di Spoleto hanno avviato un’indagine: al momento, l’ipotesi più accreditata è quella dell’avvelenamento causato dai bocconi avvelenati lasciati da qualche cacciatore di tartufi.

Spesso, infatti, sulle montagne si assiste al preoccupante fenomeno secondo cui i cacciatori di tartufi disseminano il territorio di bocconi avvelenati destinati ai cani di altri cacciatori provenienti da fuori: una lotta spietata e feroce, giocata con mezzi decisamente crudeli.

La pensa così anche Luigi Carbonetti, presidente del Cai di Leonessa: “I pastori non li metterebbero mai, non sono mica matti, rischiano che li mangino i loro cani che governano le greggi. Era probabilmente un boccone preparato per un cane e se lo è mangiato la volpe. E le aquile hanno mangiato la volpe”.

Inutile sottolineare quanto l’episodio della volpe e delle aquile avvelenate sia un danno enorme per la fauna locale: le aquile sono sempre più rare e un censimento del WWF di qualche anno fa ne aveva contate solo poche decine in tutto l’Appennino Umbro-Marchigiano.

Nel frattempo, le indagini continuano e copriranno oltre 200 possibili sostanze tossiche: si è tuttora in attesa degli esiti, anche se gli esperti fanno sapere che non è detto che il veleno sia rintracciabile perché potrebbe essere stato completamente assimilato dall’organismo.

C.B.

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Chiara Burriello

Giornalista pubblicista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, esperta di comunicazione web e social, laureata in marketing ed economia, amante della fotografia e della natura, da sempre appassionata alla scrittura e al mondo dell’informazione: amo lavorare nella redazione di Amoreaquattrozampe, dove ho la possibilità di coniugare la passione per le parole con quella per gli animali. Lavoro ogni giorno con la voglia di conoscere e imparare come punto di partenza, sperando di riuscire a trasmettere e diffondere contenuti utili e interessanti per chi ha scelto di assumersi la grande responsabilità di prendersi cura di un amico a quattro zampe (e non solo quattro!).

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