I tre animali sono stati ritrovati morti sui monti a quota 1.500 metri da una guida del Cai: a causare la morte, probabilmente un veleno lasciato da mani umane.
Una scena davvero raccapricciante quella che si è trovato davanti agli occhi Massimiliano Ferrari, guida titolata del Cai di Leonessa, durante un’escursione domenica scorsa sui monti della Val Nerina.
Su un prato a circa 1.500 metri di altezza si trovavano le carcasse di due aquile reali, a pochi metri un terzo cadavere: quello di una volpe “beccata”, con le interiora esposte. Tutto fa pensare che la morte sia stata causata da avvelenamento: probabilmente, a ingerire il veleno sarebbe stata la volpe e i rapaci lo avrebbero assimilato cibandosi della sua carcassa.
Ferrari ha raccontato l’accaduto con queste parole: “Faccio escursioni in montagna da quando ho otto mesi, non ho mai visto niente di simile. E ora ho 49 anni – ha affermato la guida – mi è capitato certo di vedere animali morti, ma le ragioni possono essere tante. A volte vengono uccisi dopo una lotta. Una scena così, con tre animali, non mi è mai capitata, dal mio punto di vista non può essere che avvelenamento“.
Dopo il macabro ritrovamento, la guida ha immediatamento avvertito le autorità e i Carabinieri del Nucleo Forestale di Monteleone di Spoleto hanno avviato un’indagine: al momento, l’ipotesi più accreditata è quella dell’avvelenamento causato dai bocconi avvelenati lasciati da qualche cacciatore di tartufi.
Spesso, infatti, sulle montagne si assiste al preoccupante fenomeno secondo cui i cacciatori di tartufi disseminano il territorio di bocconi avvelenati destinati ai cani di altri cacciatori provenienti da fuori: una lotta spietata e feroce, giocata con mezzi decisamente crudeli.
La pensa così anche Luigi Carbonetti, presidente del Cai di Leonessa: “I pastori non li metterebbero mai, non sono mica matti, rischiano che li mangino i loro cani che governano le greggi. Era probabilmente un boccone preparato per un cane e se lo è mangiato la volpe. E le aquile hanno mangiato la volpe”.
Inutile sottolineare quanto l’episodio della volpe e delle aquile avvelenate sia un danno enorme per la fauna locale: le aquile sono sempre più rare e un censimento del WWF di qualche anno fa ne aveva contate solo poche decine in tutto l’Appennino Umbro-Marchigiano.
Nel frattempo, le indagini continuano e copriranno oltre 200 possibili sostanze tossiche: si è tuttora in attesa degli esiti, anche se gli esperti fanno sapere che non è detto che il veleno sia rintracciabile perché potrebbe essere stato completamente assimilato dall’organismo.
C.B.
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