Un uomo decide di rimanere nella città radioattiva per un solo scopo: salvare i gatti abbandonati. Non chiede altro dalla vita.
Dalla teoria alla pratica. Dalla dialettica all’azione. Dal pensare al voler mettere in pratica il proprio pensiero, andando anche contro il mondo intero. Non ci sembra che, proprio oggi, ai tempi del coronavirus servano uomini e donne coraggiose? Che si caricano sulle spalle il peso di un tempo, o se volete di un’era, balorda? Ove tutto sembra allo stremo di tutto. Che può sembrare una ripetizione, ma non lo è affatto.
La risposta, forse, vien da sé: sì, servono uomini e donne coraggiose, che non si fermino però alle parole, ma che diano spazio al loro coraggio nei fatti, nella voglia di rivincita, ma anche di protezione. Quella protezione che spesso, chi è più debole di noi, ricerca a ogni costo, per cercare di condurre una vita quanto meno serena.
Se servono uomini e donne coraggiose, allora ecco che, in qualche parte del mondo già martoriata da un passato infame, spuntano alcuni nomi. Uno di questi è quello Sakae Nato, un uomo di 57 anni, che abita ancora nella zona radioattiva di Fukushima dopo il disastro del 2011. Un uomo che ha deciso di donare la sua vita agli animali abbandonati tra strade e vecchie case. Uno degli ultimi, ma primo nel coraggio.
Che il coraggio può essere una qualità innata in qualcuno o qualcuna di noi, questo è vero. Ma non per questo è sicuro che prima o poi esca dal nostro essere. Al contrario, altre persone possono non conoscerne l’esistenza per vari motivi, ma una volta trovato far tesoro di cosa insegna nel corso della vita.
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Allora il coraggio è alla portata di tutti, ma bisogna trovare il coraggio per far sì che diventi una prerogativa del nostro essere, magari rischiando la stessa vita per salvare quella degli altri. Come sta facendo, da un periodo a questo tempo, un ex imprenditore giapponese, Sakae Nato. L’unico a rimanere in una zona radioattiva di Fukushima, esattamente a Namie, zona vietata dopo il disastro nucleare del 2011.
Per lui, però, la parola “vietata” non esiste. Perché per vietare a un uomo, ma anche a una donna, di rimanere in una zona dove si vuole portare solo un po’ di bene e serenità, lo, o la, si deve uccidere. E allora Sakae, che in quella zona ha anche un terreno tramandato da generazione in generazione, ha deciso di rimanere. Per aiutare i gatti randagi della zona, ma anche i cinghiali che cercano un po’ di cibo durante la notte.
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A febbraio è stato anche arrestato con l’accusa di aver liberato degli animali selvatici da alcune trappole disseminate dall’amministrazione locale. Ma la sua lotta è più viva che mai. Il cibo, l’acqua, coperte e un posto caldo non devono mai mancare: “Ho deciso di rimanere qui perché voglio prendermi cura di ogni animale – afferma Sakae – finché ne avrò forza. Se posso li salverò tutti, poi non importa cosa ne sarà della mia vita, soprattutto in una zona come questa. Potrò morire in pace”.
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