Un uomo rimane senza vita per giorni interi fino al suo ritrovamento: quando arriva l’intervento delle autorità accanto a lui c’è il cane a fare da veglia.
Quante volte ci siamo ritrovati di fronte alla frase, magari pronunciata da qualche nostro amico, parente o perfetto sconosciuto “Il cane è il migliore amico dell’essere umano”. Se proviamo a verificarlo ci accorgeremmo che non c’è niente di più vero. Niente di più vero in entrambi i casi: ossia, morte e vita. Ebbene sì. C’è un tempo in cui si può vivere felici, assieme, godere della compagnia. Poi, c’è anche il tempo di “passare ad altra vita”. Ma anche in questo caso i cani fanno del tutto per non abbandonarci fino all’ultimo respiro… e oltre.
È la storia di oggi: di un cane che, nonostante il padrone muore in solitudine senza che nessuno se ne accorga, si rende conto di essere l’unico su cui esso, anche senza vita, può contare. Così gli rimane accanto, vicino al corpo, finché non arrivano i soccorsi che non possono far altro che recepire la notizia che si mostra, cruda, davanti ai lori occhi. Una storia di straordinaria fedeltà, che non conosce limiti. Una storia d’amore infinito che non terminerà di certo qui.
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È la storia di Martin Baker e del suo Pit Bull di nome Rosty (incrociato con un’altra razza durante la nascita). Due amici inseparabili, fino alla morte, in tutti i sensi. Erano scomparsi dopo una passeggiata fatta a Wilmer, città del Canada. I due vivevano proprio in questa cittadina canadese e avevano come abitudine quella di uscire alle 8 del mattino per fare una lunga camminata insieme, per sgranchirsi le gambe e, forse, giocare un po’ assieme. Una passeggiata che, solitamente durava circa un’ora.
Ma dopo l’ultima camminata non sono più tornati. A lanciare l’ultimo appello era stato il Columbia Valley Search and Rescue (CVSAR). Un apparato molto simile alle nostre forze dell’ordine. Gli agenti del comando avevano chiesto un massiccio intervento da parte di tutti i cittadini che, in qualche modo, potevano averli visti, magari proprio in pericolo. Le ricerche sono avanzate per qualche ora fino ad arrivare al pomeriggio.
Proprio subito dopo l’ora di pranzo, a pomeriggio inoltrato, si sono attivati anche i vicini di casa, che preoccupati e in forte stato d’allerta hanno chiamato la Royal Canadian Mounted Police, nient’altro che la polizia canadese a cavallo. Che a sua volta ha avvertito il comando dell’apparato sopracitato: CVSAR. Purtroppo non è bastato. E più passava il tempo, più si aveva bisogno di altri interventi. Così sono stati chiamati in ballo anche i Cranbrook Sar, un’organizzazione di volontariato e la Kimberely Sar, un altro gruppo di volontari che si occupa di soccorrere e salvare persone ferite e disperse dopo un lungo lasso di tempo dal momento della scomparsa.
Per trovarli, infine, è stata diffusa su vari canali televisivi la descrizione dell’uomo in causa, annunciandone l’età, il peso, la capigliatura, il colore degli occhi e tutto l’abbigliamento che indossava quella mattina. Insomma: delle vere e profonde ricerche che alla fine hanno, però, portato all’esito che ormai tutti conosciamo. Il corpo di Martin è stato trovato vicino al lago Wilmer. Rosty era lì, accanto a lui, che non si muoveva di passo, come se volesse proteggerlo finché qualcuno non fosse arrivato. E qualcuno, purtroppo, alla fine è giunto a destinazione.
Una storia triste, ma di enorme coraggio che, com’era successo tempo addietro al cane che vegliò sul suo padrone dopo la raffica di vento, esprime, ancor una volta, l’amore incondizionato che questi animali hanno per l’essere umano.
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