Un sistema fondato sulle prestazioni, le migliori offerte a scapito della dignità delle persone e della vita. Quello che conta è il guadagno, la speculazione e il profitto facile. Una competizione sfrenata, regolamentata al tavolino, che pretende efficienza, impone leggi non solo nell’economia di mercato, ma condiziona la vita privata e il comportamento di ogni individuo. Privazioni delle libertà e dei diritti dei lavoratori, controlli e mortificazioni. Un processo inesorabile che a volte appare in tutta la sua machiavellica programmazione: quella di rendere l’uomo schiavo, incapace di pensare, reagire, allontanandolo da quello che è la sua natura sociale che si fonda sulla comunità. Una società che mette gli individui contro e per la quale i sentimenti sono una debolezza. Il noto filosofo Jacques Derrida come ultima opera “L’animale che dunque sono” ha proposto una riflessione sull’etica. Grazie agli animali, al loro essere sempre se stessi, l’uomo viene richiamato al suo “dovere”, quello morale ed etico di fronte a se stesso e agli altri. Nel loro essere a nudo, gli animali richiamano l’uomo alla sua responsabilità. Quell’innocenza, quell’autenticità di fronte alla quale l’uomo deve rendere conto alla “nudità” del suo essere.
Superare quel limite, quell’etichetta, quella formale convenzione che le persone hanno sottoscritto con un sistema fittizio, si rivela dunque un “dovere umano”. Lo spirito di collaborazione che connota l’evoluzione, senza il quale l’umanità si sarebbe estinta, è stato il motore che ha portato al progresso. L’andare verso l’altro, nella semplice relazione, nel rispetto. Un gesto di umiltà nel quale l’uomo esprime la propria natura, mortificata da un sistema che pretende solo efficienza e competizione.
Ci sono persone che dimostrano coraggio e sfidano quelle che sono incoerenze di un sistema formale come ad esempio l’essere indifferenti verso la vita di un animale in pericolo. La frenesia della vita contemporanea porta l’uomo ad un ritmo nel quale non c’è più tempo per pensare o contemplare. Lo costringe a rispettare delle leggi e degli orari per cui soffermarsi a prestare soccorso potrebbe addirittura significare perdere il lavoro. Divieti su divieti che hanno imprigionato l’uomo, condizionandolo e portandolo ad una regressione nella quale esiste solo la paura di agire. Un sistema nel quale l’uomo ha delegato le proprie responsabilità o se le è fatte forse rubare.
Ma un gesto semplice, come quello di un autista dell’autobus contribuisce a pensare che c’è ancora una speranza. Un gesto di umanità nei riguardi di un cane che era rimasto ferito sul bordo della strada. L’autista si è fermato, lo ha soccorso, raccogliendolo dalla strada e portandolo a bordo del suo mezzo. L’autista ha provveduto a mettere al sicuro quell’animale innocente, a fornirgli un primo soccorso, dandogli dell’acqua e ricoprendolo con delle coperte per evitare l’ipotermia, piuttosto frequente in caso di animali feriti.
Un gesto nobile che tutti riconoscono e che non è passato inosservato. Infatti, a bordo dell’autobus, vi erano dei passeggeri, uno dei quali ha scattato una fotografia per ringraziare quell’autista che ha dato un grande insegnamento, quello di sfidare codici di comportamento, condizionati dalla paura, quella magari di essere licenziato per aver portato a bordo un animale, laddove è vietato: “Vi chiediamo un forte applauso per questo autista che ha visto questo cagnolino ferito in mezzo alla strada e non ha dubitato un istante nel fermare il veicolo per scendere a prendere quell’animale”, scrive Carlos Lopez, pubblicando l’immagine rubata sul mezzo e pubblicandola su Facebook, lo scorso 18 novembre. Inutile sottolineare il successo della fotografia che ha ottenuto migliaia di visualizzazioni, condivisioni e commenti. Un’immagine che come quella dell’anziano signore che viaggiava in autobus con un cucciolo di gatto tra le braccia che guardava amorevolmente, resterà impressa nell’animo di milioni di persone in tutto il mondo. Forse, è vero che un giorno gli animali renderanno l’uomo libero.
C.D.
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