Sono stati assolti dal Tribunale di Brescia, Giacomo e Domenico Romelli, il padre e figlio, pastori di Breno accusati di aver ucciso a bastonate nel 2014 uno dei loro due cani da pastore.
Nell’udienza del 10 dicembre, la procura aveva chiesto un anno e 11 mesi di condanna. I due pastori erano stato fotografati da un escursionista che aveva poi denunciato i fatti a carabinieri, segnalando che il cane era poi stato finito con un colpo di pietra.
Un gesto ignobile per il quale i due responsabile, in Valcamonica, furono individuati e accusati di “uccisione di animali”.
A distanza di due anni è arrivata la condanna ed entrambi, padre e figlio, sono stati assolti nell’ambito del processo in cui la LAv si era costituita parte civile. Giacomo Romelli si difese sottolineando che il cane era aggressivo e per diverse volte aveva tentato di aggredire il figlio più giovane. Considerando che l’animale era diventato ingestibile, il pastore era stato costretto ad ucciderlo: “Era l’unica cosa da fare, prima che facesse del male a lui o a noi, oppure a qualcuno dei turisti che percorrono il sentiero per il lago della Vacca. Secondo me è morto al primo colpo”, ha dichiarato il pastore.
L’escursionista che ha denunciato il fatto ai Carabinieri aveva invece messo agli atti che i pastori hanno impiegato una decina di minuti per uccidere il povero animale.
Sdegno degli animalisti rispetto alla sentenza, tra i quali il Fronte Animalista ha dichiarato che “la giustizia è morta ancora una volta”.
Secondo le indiscrezioni trapelate, ci sarebbero ancora molti dubbi su tutta la vicenda, considerando che il corpo del cane venne consegnato a distanza di 15 giorni, dentro un sacco nero. Romanelli spiegò che lo aveva nascosto in un luogo segreto.
Tuttavia, la veterinaria Manuela Michelozzi che aveva eseguito l’autopsia ha dichiarato in aula che il cane era “scarnificato e non aveva più nemmeno il microchip una cosa strana visto il periodo di tempo intercorso”.
Inoltre, non sarebbero stati individuati segni di fratture, elemento che non sarebbe compatibile con i fatti e lo stesso sacco non riportava nessuna traccia biologica, riconducibile ad un animale esposto alle intemperie per una decina di giorni.
Adesso, bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza per capire la decisione della Corte. La Lav è determinata a proseguire e ha già annunciato di voler chiedere al pm di ricorrere in appello “affinché una simile violenza non rimanga impunita”. Infine, la nota associazione animalista ha poi sollecitato il testimone oculare ad uscire dall’anonimato per raccontare i fatti
“Una sentenza che ci lascia sgomenti.La crudeltà inaudita e documentata dalle fotografie pubblicate su Brescia Oggi, non trova, a nostro avviso, spiegazione nella tesi della legittima difesa”, ha commentato Ilaria Innocenti, responsabile Lav area animali familiari.