Quanti animali viaggiano ogni anno verso i macelli
La tutela del benessere animale coinvolge molti settori nella catena alimentare. Dagli allevamenti, ai macelli fino al trasporto animali vivi. Con il mercato globale l’esportazione e l’importazione, il numero degli animali da reddito destinati al macello sono aumentati. Nel 2017, veniva stimato che il trasporto di animali vivi riguardava circa due miliardi di animali all’anno.
Ogni giorno, si contano 5 milioni di animali in viaggio verso il macello. Tra questi, maiali, bovini, ovini e polli costretti a viaggiare su camion e navi.
Il tema della sicurezza del trasporto animali vivi è un dibattito sul quale hanno acceso i riflettori le associazioni animaliste, ottenendo maggiori tutele per gli animali. L’Unione europea ha fissato degli standard su condizioni del trasporto, conformità dei mezzi, durata del trasporto e pause.
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Tuttavia, come denunciato dalle organizzazioni animaliste, queste regole non tutelano gli animali al di fuori dei confini dell’Ue.
Il veterinario Sue Foster, portavoce dell’organizzazione Vets Against Live Export ha dichiarato che il 3,7% degli animali trasportati muoiono durante il trasporto, laddove il limite fissato dalle norme in vigore è del 2%.
Continue violazioni che ricadono sul benessere degli animali, sottoposti a stress, obbligati a viaggiare in condizioni disumane, freddo d’inverno, caldo torrido d’estate. Viaggi che possono durare anche due mesi. Senza considerare la sicurezza del trasporto, per cui milioni di animali destinati al macello sono vittime d’incidenti sulle strade o naufragi in mare.
A questo si aggiungono i maltrattamenti quotidiani da parte del personale, indifferente alla sofferenza degli animali. Esemplari feriti, con fratture o in fase avanzata di gravidanza vengono trasportati senza il minimo scrupolo.
L’aumento del numero di animali trasportati corre parallelo all’aumento della produzione negli allevamenti intensivi. Dai dati Onu, il mercato globale di animali vivi valeva 716 milioni di dollari nel 1988, arrivando a 21 miliardi nel 2017. Secondo uno studio condotto dal Weizmann institute of science in Israele il pollame rappresenta il 70% dei volatili trasportati, mentre il bestiame rappresenta il 60% dei mammiferi.
La Fao ha elaborato un grafico, mostrando come l’esportazione di animali sia aumentata in maniera esponenziale nel corso del XX secolo. Nel 1967 si contavano 130 milioni di animali trasportati, per arrivare a 260 milioni nel 1977, 440 milioni nel 1987, passando a 680 milioni nel 1997 fino a superare un miliardo di animali nel 2007 e oltre un miliardo e 900 milioni di animali nel 2017.
Paesi Bassi e Germania esportano maggiormente polli arrivando a 700milioni di esemplari ogni anno, verso paesi dell’Unione europea ma anche paesi asiatici africani come Thailandia e Uganda.
Gran Bretagna, Spagna e Romania sono invece i paesi che esportano maggiormente i bovini. Tra i maggiori importatori vi è il Medio Oriente.
Anche gli Stati Uniti importano carne, i bovini dal Messico, suini dal Canada.
Per capire le cifre, basta pensare che solo nel 2017 6,2 milioni di maiali sono partiti dalla Germania verso la Polonia mentre 4 milioni di polli dai Paesi bassi verso la Thailandia e 640mila pecore dall’Australia al Qatar.
Il trasporto animali vivi in Australia fu al centro di un’inchiesta condotta dall’organizzazione Mercy for animals che denunciò i trattamenti disumani degli animali esportati dall’Australia.
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Secondo i dati, sono aumentati i trasporti di animali vivi al di fuori dell’UE. Quello che hanno lamentato le organizzazioni è la mancanza di controlli una volta che gli animali sono entrati in un paese estero dove non vengono tutelati i parametri per il loro benessere.
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Al termine di viaggi estenuanti, gli animali vengono scaricati in condizioni raccapriccianti e sottoposti a trattamenti che violano le normative europee quali pratiche di taglio dei tendini alle mucche nei macelli in Egitto, Libano o Arabia Saufita.
Uno scenario sempre più preoccupante per un settore in crescita. Nonostante le norme vigente, sono numerose ogni giorno le violazioni nel settore trasporto animali vivi come documentato da numerose inchieste.
Purtroppo, l’esportazione di animali vivi è ancora meno costosa rispetto alla modernizzazione del settore trasporti con apparecchiature che consentono l’esportazione di carne congelata. Inoltre, la macellazione nel paese esportatore sarebbe un costo aggiunto del prodotto che non sarebbe più competitivo sul mercato internazionale.
Nell’estate 2019, per l’ondata di caldo, il governo francese vietò per qualche settimana il trasporto animali vivi, indicando una tabella delle temperature al di sopra delle quali gli animali non dovevano viaggiare.
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Le norme sul benessere degli animali possono essere migliorate soprattutto nell’ambito degli scambi commerciali e degli accordi internazionali. Per cui i paesi esportatori dovrebbero richiedere garanzie da parte dei paesi importatori.
Difficile stabilire dei parametri che potrebbero essere accolti da tutti i paesi anche è possibile partire dal tema della salute pubblica. Gli animali sono infatti i principali veicoli di virus che si sono susseguiti negli ultimi anni.
C.D.
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