Da diversi anni ormai è stato evidenziato un fenomeno piuttosto preoccupante che riguarda il traffico dei cani che dall’Italia vengono “deportati” in Germania e in altri paesi del Nord Europa. Tra il 2007 e il 2009, l’Enpa aveva lanciato una campagna per sensibilizzare e denunciare questo traffico per cui centinaia di cani, ogni anno sparivano dai canili di alcune regioni italiane come Sicilia o Puglia per essere trasferiti nei paesi del Nord Europa e dove spesso venivano perse le loro tracce. Randagi salvati dalla strada per essere dati in adozione in altri paesi senza che fossereo tutelati o monitorati oppure condannati ad un destino ancora più atroce, quello dei laboratori di sperimentazione anche per test farmaceutici. Tanto che nel 2012 venne presentata addirittura un’interrogazione al Parlamento europeo in base a quanto era emerso dal rapporto Zoomafie che questo traffico illegale muoveva un giro di affari di 200 milioni l’anno. Una tratta di cani randagi dall’Italia ma anche da altri paesi del Sud come Spagna e Grecia per cui un cane può arrivare ad essere pagato dai 250 ai 400 euro: cani destinati ai laboratori ma anche ai macelli clandestini per il mercato zootecnico oppure semplicemente dati in adozione senza che però ci fosse successivamente un controllo.
Sul tema è tornata l’Associazione Italiana di Difesa Animali e Ambiente (AIDAA) per cui lo stesso presidente Lorenzo Croce lancia un’allarme spiegando che “negli ultimi due anni c’è stato un aumento del fenomeno”, chiedendosi se davvero tutte queste famiglie tedesche hanno veramente bisogno di un cane.
Infatti, in base alle indiscrezioni e ad una prima indagine superficiale condotta da Aidaa, si tratta di un centinaio di cani che, mensilmente, varcano il confine verso destinazione ignota in Nord Europa. Croce, interpellato al telefono, ha confermato che sta preparando tutta la documentazione necessaria, in base alle segnalazioni pervenute ad Aidaa e ad alcuni fenomeni riscontrati dopo un primo monitoraggio. Nel mirino, ci sarebbero al momento sei località in Germania dove approdano i cani dal Belpaese senza alcune documentazione e dei quali si perdono le traccie.
Croce tiene a precisare che non si tratta di una questione legata unicamente al traffico di cani destinati ai laboratori anche se la norma europea approvata nel 2015 e recepita dai governi dell’Ue, sull’utilizzo degli animali nella sperimentazione animale, da due anni a questa parte ha contribuito al fenomeno. Infatti, laddove questa norma in Italia ha portato ad una maggiore tutela degli animali, la stessa norma non è stata introdotta da tutti i paesi in modo omogeneo sull’utilizzo dei randagi nei laboratori per cui sono aumentate in molti paesi le richieste.
Tuttavia, per Aidaa si tratta di una battaglia che mira ad una regolamentazione delle adozioni sul piano europeo. Nonostante ci siano addirittura delle Regioni che per regolamento non permettono di portare fuori i cani al di là dei confini regionali, alcune associazioni recuperano i cani oppure privati, che dopo aver effettuato tutte le procedure, microchippando, sterilizzando e vaccinando i cani, li spostano. Il problema, sottolinea Croce “è dove vanno a finire questi cani se non vengono controllati dalle istituzioni”.
Il presidente Aidaa tiene a specificare che “non si tratta di delinquenza ma di persone che recuperano cucciolate o cani anche con buone intenzioni”. Tuttavia, prosegue Croce “ragionando in prospettiva, dobbiamo bloccare il traffico illegale e promuovere delle iniziative a livello europeo e parlamentare per arrivare a delle regole condivise per adozioni di cani internazionali all’interno dell’Ue”.
Alcuni paesi nord europei come in Germania hanno delle tasse quando i cani vengono adottati e per le associazioni si tratta di un vero e proprio buisness, arrivando a farsi pagare i cuccioli meticci recuperati dalla strada, fino a 400 euro a cucciolo. Ci sarebbe allora una specie di accordo tra i canili locali e le associazioni o volontari in Italia, per far approdare i cani al nord, magari devolvendo qualcosa al rifugio locale oppure semplicemente donando dei sacchi di mangime.
Per questo Aidaa sta monitorando la situazione sul piano nazionale per cui anche il recupero dei cuccioli o dei cani randagi diventa un “furto” per esportarli all’estero: “O autorizziamo la raccolta a livello ufficiale oppure stabiliamo delle regole”, sottolinea Croce, annunciando di aver chiesto anche un incontro con il console tedesco a Milano.
“Sto predisponendo una documentazione da presentare all’interpol per far avviare un’indagine. E infine ci stiamo attivando per una petizione a livello europeo. Auspichiamo che ci siano degli eurodeputati che si attivino in tempi accettabili per dare vita ad un iter di regole congiunte per le adozioni tra i paesi europei e per la loro sicurezza”.+
“Certo non vogliamo portare via i cani alle famiglie che li hanno adottati, ma vogliamo che si sappia dove sono finiti tutti i cani rubati, e sopratutto che di metta fine a questa pratica del furto di cani randagi in particolare cuccioli da parte di chi non ama gli animali ma li usa solo allo scopo di fare business”, conclude il presidente dell’associazione.
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