Colpevoli di ingiustizie da brividi sui piccoli: i trafficanti con centinaia di cuccioli maltrattati sono stati fermati alla frontiera.
Sono cento i cuccioli di cane che sono stati barbaramente sottoposti ad abusi e ora tratti in salvo dalla Polizia, in Italia. L’operazione di sequestro alla frontiera, condotta dalle autorità, è riuscita finalmente a sgominare una banda di trafficanti che agiva indisturbata da anni sottraendo un illegale introito – di milioni di euro – legato all’organizzazione poi rivelatasi in stretto contatto con la criminalità organizzata.
Grazie all’operazione soprannominata “Luxury Dog“, eseguita inizialmente nel febbraio del 2019 dalle forze dell’ordine attive su territorio riminese, si è potuto infine avere giustizia in seguito ai maltrattamenti subiti dai cuccioli costretti a vagare dietro le sbarre dalla Slovacchia ad alcuni canili della Campania, ora posti ufficialmente sotto sequestro.
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Dopo la conclusione del processo tenutosi a sfavore dei responsabili dei seguenti traffichi, proprio lo scorso mercoledì 21 dicembre, ciascuna delle personalità colpevoli di abusi, relativa truffa e commercio illegale di animali, è stata condannata a un totale di quattro anni di detenzione.
La notizia – a indagini completate sul conto dell’organizzazione – è stata riportata dalla questura di Rimini dopo il verdetto. Ancor prima che la Polizia di Frontiera entrasse in diretto contatto con i malviventi dell’organizzazione pare che abbia a lungo sorvegliato le dinamiche vigenti nel circuito illegale riuscendo così a svelarne il suo funzionamento e a salvare quanti più pelosetti in difficoltà.
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Il ponte venutosi a creare dalla Slovacchia alla penisola favoriva il traffico di centinaia di cuccioli programmati per la vendita illegale grazie soprattutto alla produzione di documenti falsificati. Le autorità hanno compreso che la falsificazione avveniva regolarmente sia per quel che riguarda gli attestati delle vaccinazioni relative ai cuccioli, prossimi alla vendita nel mercato nero, sia all’installazione dei loro fittizi microchip.
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I pericolosi dispositivi sono stati ritrovati su ciascun esemplare portato in salvo. Dopo aver preso atto dell’impianto di questi ultimi, risultati essere stati fabbricati in Cina, le autorità hanno infine provveduto ad assicurare – tramite l’aiuto di organizzazioni non-profit impegnate nella salvaguardia dei pelosetti – un’adozione sicura per loro. Attraverso la quale possano ritrovarsi in un nucleo famigliare accogliente in grado di far dimenticare loro i traumi e le violenze fino a quel momento subite.
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