L’Ospizio dei Trovatelli era il canile a cui Totò ha dato nuova vita, oltre 200 i cani che salvò. Grandissimo il suo amore per gli animali
Antonio de Curtis nasce a Napoli nel 1898, è stato un commediografo, paroliere, poeta, sceneggiatore, filantropo e attore italiano, da tutti conosciuto come Totò, “il principe della risata”. Simbolo dello spettacolo in Italia, è stato amato da molti è lo è ancora anche a distanza di 55 anni dalla sua morte.
Criticato a volte in vita, ciò non ha intaccato la sua memoria, rendendolo ancora ad oggi il comico più apprezzato di sempre. Gli ultimi anni li ha vissuti quasi in completa cecità, a causa di una forma molto grave di infiammazione, la corioretinite. Questo però non gli ha impedito di continuare la sua vita, soprattutto andare a trovare i suoi tanto amati amici a quattro zampe.
Sempre dalla parte degli animali, aveva una piccola preferenza per i cani ed oltre a quelli che condividevano la vita con lui, ha supportato ed aiutato anche quelli meno fortunati.
Proprio per loro diede vita all’Ospizio dei Trovatelli, rifugio alle porte di Roma nel quale ospitò oltre 200 cuccioli.
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Nel 1967, in un quartiere di Roma, precisamente Boccea, diede una nuova vita ad un rifugio ormai in chiusura. L’Ospizio dei Trovatelli è stato rinnovato e aperto per ospitare i pelosetti meno fortunati senza una casa dove essere ospitati, protetti e accuditi.
Totò non dava nomi ai suoi cuccioli, li chiamava cani, perché anche a causa della vista, non sarebbe mai riuscito a distinguerli. Questo però non era assolutamente un segno di meno affetto, anzi per loro era sempre presente, andando a trovarli ogni domenica insieme alla moglie.
I soldi investiti nel progetto furono molti, tutto per garantire una struttura che fosse per l’epoca moderna e che avesse a disposizione tutto ciò di cui si potesse aver bisogno, come illuminazione, calde cucce e un ambulatorio. Quando andava a trovarli indossava abiti appositi, quelli un po’ più vecchi che possedeva, così da poter accogliere le feste che i quattro zampe gli facevano e poterli coccolare senza alcun tipo di problema.
Quando “il principe della risata” lasciò questo mondo, i cuccioli del rifugio vennero dati quasi tutti in adozione. La sua preoccupazione era quella che quando non ci sarebbe stato più, i cani sarebbero stati abbandonati e per accertarsi che fossero tutti al sicuro lasciò anche del denaro per far si che il progetto andasse avanti. Purtroppo però, quando i soldi finirono, il rifugio chiuse i battenti.
Suo cugino, Eduardo Clemente, si preoccupò di trovare casa ai 18 quattro zampe rimasti senza una famiglia. Per loro si fece avanti una nobildonna, fan di Totò, che li accolse e se ne prese cura fino alla sua morte.
Totò ha sempre pensato che gli animali avessero bisogno di protezione dal male inflitto dall’essere umano. Loro non chiedono nulla, ma danno tutto il loro cuore, indipendentemente da come vengono trattati.
“Un cane val più di un cristiano. Lei lo picchia e lui le è affezionato l’istesso” queste le parole di Totò “non gli dà da mangiare e lui le vuole bene l’istesso, lo abbandona e lui le è fedele l’istesso“, ammettendo che “il cane è nu signore, tutto il contrario dell’uomo. (…) Io mangio più volentieri con un cane che con un uomo“.
E’ un colpo al cuore capire che nonostante siano passati molti anni la realtà dei fatti non sia cambiata per niente. Gli amici animali sono ancora vittime indifese della crudeltà dell’uomo e si dovrebbe fare di più per far si che tutto questo trovi la parola fine. Sono anime buone che dovrebbero solo conoscere il rispetto, il caldo conforto di una casa e soprattutto l’amore incondizionato che loro per primi donano.
Michele Sordillo
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