Ci sono storie crudeli che preferiamo non raccontare né tantomeno mostrare con video o fotografie. Eppure, sfogliando i quotidiani, è quasi impossibile non incappare in questi orrori, nonostante si è alla ricerca di belle notizie che riempiono il cuore. Ecco perché tra le tante drammatiche vicende che sono accadute abbiamo deciso di raccontare quella più terrificante, senza mostrare fotografie, ma solo segnalando la notizia per continuare a denunciare e a sensibilizzare l’opinione pubblica su questi fatti.
Come ricordato ieri (clicca qui) è iniziata la caccia ai delfini nella Baia di Taiji, in Giappone. Sul posto sono presenti anche gli attivisti animalisti della Sea Shepherd e della Dolphin Project per testimoniare, con documentazione video e fotografica, quello che sta succedendo. Gli esemplari di delfini vengono intercettati al largo e indirizzati verso la baia dove vengono poi bloccati con delle rete e lasciati in quel punto anche per giorni. Lunghi giorni di agonia e di terrore in attesa che gli allevatori selezionino gli esemplari da destinare agli acquari o agli zoomarine di tutto il mondo. Gli altri invece vengono destinati alla macellazione per il commercio locale.
In questo contesto, si è svolta una scena che senz’altro ci lascia vittime della nostra impotenza: quella di un delfino prigioniero nella baia che sicuramente si è accorto che tra la tanta gente presente, vi era qualcuno che lo stava amando ed era là per lui, la sua difesa. Il delfino, come raccontano i testimoni, si è lanciato sugli scogli ai piedi di un attivista della Dolphin Project che stava documentando la mattanza. Il delfino ha sentito che quella persona sugli scogli, non gli avrebbe mai fatto del male. E così si è lanciato, ferendosi sulle rocce, per chiedergli aiuto. Purtroppo, l’attivista non ha potuto fare nulla per quell’esemplare, in quanto i volontari hanno il permesso di stare sul luogo ma non d’intervenire, pena il carcere. E così, nell’impotenza assoluta ha guardato quel delfino disperato che poi lentamente è stato trascinato via dai cacciatori che lo sono andati a recuperare.
Una scena straziante. Lo stesso volontario ha raccontato che sono stati momenti di angoscia: “Il delfino era in preda al panico sulle rocce. Io avevo il cuore spezzato. Non potevo entrare in acqua per aiutarlo. E’ stato terribile. Poi si è avvicinata una barca di pescatori e uno dei cacciatori ha tirato via il delfino per una pinna, trascinandolo in mezzo alla baia. Poco dopo ho visto un sommozzatore immergersi nell’acqua vicino al delfino, probabilmente era armato di un coltello, per ucciderlo”, ha raccontato O’Barry che non sa come sia morto il delfino, se di paura o per mano del cacciatore. Il volontario si è allontanato il più possibile dalla scena e profondamente scosso ha espresso la propria sofferenza nell’assistere a queste violenze: “Mi si spezza il cuore. E ‘stressante. Per un istante stavo entrando in acqua: forse l’avrei dovuto fare”.
Per le fotografie che preferiamo non mostrare, rimandiamo al video pubblicato su Vimeo da Dolphin Project clicca qui
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