Quando si parla della punibilità rispetto al reato maltrattamento di animali, la Svizzera è da sempre considerata un modello da seguire. Qui le pene sono molto severe, al pari di altri Paesi europei. In realtà, nel 2016 solo 11 cantoni hanno rispetto una norma riguardante i controlli sui maltrattamenti. In base a questa, infatti, almeno il 10% dei controlli veterinari di base va svolto nelle aziende agricole. La norma prevede che i controlli vengano effettuati a sorpresa e senza preavviso.
Il mancato rispetto di quanto previsto dalla legge viene considerato “inaccettabile” da Hans Wyss, direttore dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (UVAS). Questi, nell’inserto domenicale del ‘SonntagsZeitung’, mette in evidenza questa falla, non indicando però i cantoni coinvolti. Sottolinea di aver “richiesto con chiarezza miglioramenti da parte dei veterinari cantonali”. Questo viene confermato anche dal suo portavoce Stefan Kunfermann all’ats.
Intanto, la Protezione svizzera degli animali (PSA) parla di “errore di sistema” e continua a chiedere maggiori controlli. Viene inoltre precisato che le risorse andrebbero ripartite meglio. In sostanza, gli ispettori devono recarsi senza preavviso nelle fattorie. Quindi devono verificare se i contadini rispettano le esigenze in materia di benessere degli animali. In alcuni cantoni, la quota di fattorie controllare è sotto il 2%. Dal canto suo, l’organizzazione animalista punta al 50% dei controlli, che ora appare una chimera.
Nelle scorse settimane, in Svizzera, aveva fatto scalpore il caso di un uomo il quale ha dovuto subire una perquisizione in casa sua. Ciò è avvenuto dopo aver ricevuto una accusa di maltrattamenti ai danni del proprio cane. Ad inchiodarlo ci sarebbe anche un video finito su Facebook e condiviso da tantissimi utenti. Il fatto è successo nel Canton Ticino, in Svizzera, con la successiva richiesta di intervento inoltrato alla autorità, e nella fattispecie alla polizia cantonale.
Ma parecchi di loro, sottoposti alla firma della deposizione per fornire testimonianza, si sono tirati indietro ritrattando quanto affermato anche con ferocia precedentemente. E così l’uomo di Quartino è rimasto impunito, nonostante nel filmato sia possibile vederlo rimproverare aspramente il proprio cane, finendo col procurargli sofferenza psichica.
Il video era finito online allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica nello scoraggiare il verificarsi di episodi simili, e non erano mancati gli insulti diretti al protagonista. Il caso era stato segnalato anche all’ufficio del veterinario cantonale ed aveva avuto luogo durante lo scorso inverno. Tante poi erano state le richieste di sequestro del quattrozampe avvalorate dall’ipotesi di maltrattamento di animali.
Pure la Società Protezione Animali di Bellinzona era stata coinvolta nella vicenda, ma il presidente dell’associazione animalista, Emanuele Besomi, parla di faccenda assurda e paradossale: “Su Facebook tutti pronti a denunciare, quando poi si è trattato di muoversi in prima persona in difesa dei diritti di quel cane ecco che sono spariti in tantissimi”.
GM
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