“Quando gli esseri umani vengono picchiati e maltrattati si può chiamare aiuto, si può chiamare la polizia, si può chiedere aiuto ad un amico, come ad un familiare. Anche chi viene abusato per prelevare la sua lana ha bisogno di aiuto. Forse può essere duro da vedere, ma spero che in tale maniera molte persone potranno aprire gli occhi convincendosi a non servirsi più della lana”, ha commentato la Krupa, affermando che “non avevo idea che le persone fossero così crudeli.Picchiano queste pecore, in quegli allevamenti. Alcune vengono sbattute, gli viene rotto il collo. Milioni di animali, ogni anno finiscono morti. Le tosano in modo cosà violento che a volte le tagliano e allora le ricuciono senza alcun antidolorifico.”
L’associazione animalista che ha realizzato ben cinque indagini sulle industrie di produzione di lana in tre continenti, tra i quali l’Australia e l’Argentina, ha rilevato che nella maggior parte dei casi, nelle 37 aziende esaminate, Peta ha denunciato casi di pecore mutilare, abusate e scuoiate vive.
“Le pecore sono degli animali docili, picchiate, prese a calci e umiliate per realizzare con la loro lana i nostri abiti. La compassione è la migliore dichiarazione di moda che possiamo fare per gli animali”, è l’appello lanciato da Peta che invita tutti a “sbarazzarsi degli indumenti di lana presenti nel guardaroba”.
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