Perché il momento in cui l’orso polare si addormenta sul suo simbolico e remoto “letto di ghiaccio” è uno scatto che non dimenticheremo.
Questa fotografia – scattata da Nima Sarikhani – mostra un giovane orso polare che si è appena addormentato su un piccolo iceberg nei pressi dell’arcipelago di Svalbard, a largo della Norvegia. Il “letto di ghiaccio”, che dona il titolo allo scatto, è circondato dalle acque del Mar Glaciale Artico. Alle spalle dell’orso assopito il cielo è blu e rosa e bellissimo. È l’ora del tramonto. Ma al di là della sua meravigliosa estetica, quel che renderebbe indimenticabile questo scatto pare sia la storia che ha preceduto la sua realizzazione.
Dopo essersi iscritto a un importante concorso fotografico internazionale, il fotografo inglese ha raccontato pubblicamente le fasi di realizzazione di questa memorabile immagine. Sembra inoltre che il racconto di Nima Sarikhani, allegato alla sua simbolica fotografia, sia riuscito a commuovere milioni di persone, e a farlo ancor prima che la competizione @nhm_wpy scegliesse il suo vincitore.
In occasione della presentazione del suo ultimo scatto al concorso, il fotografo ha spiegato quali siano state le sue principali difficoltà durante quest’ultimo viaggio in Norvegia. Il fotografo spiega di aver fatto molta fatica a incontrare anche un solo esemplare di orso polare durante il tragitto.
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A tre giorni di distanza dall’inizio della spedizione navale a cui aveva preso parte il fotografo avrebbe avvistato soltanto un primo strato, seppur ancora intatto, di ghiaccio marino. Degli orsi polari nei paraggi, però, non vi era ancora nessuna traccia. Sarikhani e la sua squadra, in quel momento, hanno deciso – allora – di predisporre un cambio di rotta. Una modifica al loro itinerario che ha permesso all’equipaggio di avvistare finalmente anche il primo orso polare. A pochi minuti dalla mezzanotte, il giovane orso si sarebbe adagiato sull’iceberg addormentandosi in solitudine davanti ai suoi occhi.
Dal momento che si sta parlando di uno degli esemplari a più alto rischio di estinzione sul Pianeta, tale ricerca dell’orso non sarebbe stata ostacolata esclusivamente dalla fitta nebbia tipica di quei luoghi. Ma soprattutto – come racconta lo stesso fotografo – dall’effettiva scarsa presenza di simili mammiferi in quello che dovrebbe essere ancora il loro habitat naturale.
Sarikhani ha inoltre aggiunto che l’orso polare avrebbe creato lui stesso il “letto di ghiaccio” sul quale si era poi assopito, scavando energicamente nell’iceberg. Allo sguardo nostalgico del fotografo sembrava che l’orso desiderasse rendere più confortevole quella minuscola isola di ghiaccio sul quale era appena approdato. Un minuscolo isolotto che sembrava essere destinato, ben presto, a sparire nelle acque del Mar Glaciale Artico.
Dopo aver scelto la fotografia di Nima Sarikhani, come simbolo di quest’anno, i curatori dell’esposizione fotografica – svoltasi presso il Museo di Storia Naturale di Londra – hanno condiviso anche altre opere che potrebbero essere in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica. Quel che emerge da questi preziosi istanti della loro vita, candidati al “Wildlife Photographer of the Year”, è che la natura che circonda i loro soggetti sia sempre più condizionata da un inesorabile declino.
“The Happy Turtle” di T. Finkelstein – ad esempio – avrebbe colto il momento esatto in cui una tartaruga di stagno balcanica e una libellula a strisce settentrionali si incontrano. Questi due rari esemplari avrebbero mostrato – in questo caso – la loro irripetibile sintonia divenendo un prezioso spunto di riflessione per ciascuno dei suoi osservatori. (Giada Ciliberto)
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