E’ ufficiale: anche gli animali si annoiano. Del resto vi sarà capitato di vedere un cane, un gatto e magari anche qualche altra specie più esotica sbadigliare. Comunque una conferma a riprova di ciò serviva, ed a darcela è stata la professoressa Charlotte Burn, docente al ‘Royal Veterinary College’ di Londra. I risultati delle sue osservazioni sono stati pubblicati sulla rivista di settore ‘Animal Behaviour’. Qui sono stati riportati diversi dati in serie. Ad esempio la misura in cui gli animali provano la sensazione di noia che è tipica anche dell’uomo. A riportare le parole della stessa Charlotte Burn è il quotidiano ‘La Repubblica’: “Ci sono ancora pochi studi come quello portato avanti da me. Sostanzialmente però in materia di ‘noia animale’ siamo tutti d’accordo: anche loro ne soffrono, specialmente se sottoposti a determinate condizioni.
Per esempio se costretti a vivere in spazi angusti, senza stimoli o quando sottoposti ad azioni monotone e ripetitive. Che nella stragrande maggioranza dei casi non amano compiere. Questo porta alla succitata noia, la quale può essere accompagnata da comportamenti non consueti e che indicano una certa dose di stress, quali ad esempio l’iperattività od una accentuata sensibilità ricettiva nei confronti di stimoli provenienti dall’esterno. Nel caso dell’uomo, ci sono anche delle correlazioni piuttosto dirette tra la noia ed il manifestarsi di alcuni sintomi depressivi. Od anche a comportamenti antisociali se non proprio criminali”. In tal senso un esempio ci giunge da chi compie azioni deprecabili e si giustifica adducendo proprio alla noia come fattore scatenante. Talvolta tra questi atti da non fare figura anche la violenza sugli animali.
A conferma del concetto espresso dalla professoressa Burn invece abbiamo diversi esempi: i topi da laboratorio ingannano il tempo giocando con degli interruttori sottoposti loro in particolari esperimenti, o addirittura mangiano dei cibi tossici. Oppure si muovono freneticamente negli spazi stretti all’interno dei quali sono relegati. La Burn aggiunge: “Non conosciamo i processi che consentano al cervello di percepire lo scorrere del tempo. E questo sia nell’ambito degli animali che umano. Ma alcuni test a livello comportamentale possono aiutarci a comprendere come valutarlo. Alcuni animali imparano ad azionare degli interruttori o delle leve in base a precisi intervalli regolari, venendo incentivati qualora ottengano una ricompensa per ciò. E più le condizioni di noia sembrano esasperanti, più il tempo anche per loro sembra non passare mai”. Invece, incredibile ma vero, ai cani non piace essere abbracciati.
A.P.
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