Cittadini “gattari” e colonie feline insultati. Gatti a rischio avvelenamento
L’emergenza coronavirus ha radicalmente cambiato le abitudini dei cittadini. All’indomani dall’entrata in vigore dell’ordinanza che ha introdotto delle limitazioni negli spostamenti, la situazione ha messo a dura prova i volontari, associazioni e cittadini singoli che si sono sempre presi cura degli animali meno fortunati tra i quali randagi e gatti delle colonie feline.
Immediate le comunicazioni delle organizzazioni animaliste che hanno da subito rassicurato sullo stato di necessità degli animali per cui volontari “accreditati” e associazioni o responsabili delle colonie feline potevano continuare a portare il cibo e a curare gli animali per strada. Nonostante questo, sono piovute multe e sanzioni per cui nel dopo coronavirus saranno numerosi i ricorsi e le pendenze sul tema.
Questo clima è stato aggravata anche dalla credenza “popolare”, inizialmente anche sostenuta dal sistema mediatico “disinformato” che aveva diramato notizie su ipotesi non confermate per cui gli animali erano ritenuti come possibili vettori del virus. Una situazione di contraddizioni che ha alimentato la faida preesistente tra animalisti e non animalisti, i dissapori dei cittadini insofferenti alla presenza degli animali.
Tra questi, la guerra alle deiezione dei cani come pure alle colonie feline che a sentito dire dagli “interessati” sporcano gli spazi pubblici. Senza considerare l’utilità primaria dei gatti che provvedono a prevenire i rischi infestazione roditori o topi. Tanto che in molte città dove sono venuti a mancare i gatti di strada, tutelati da una legge nazionale, sono aumentati i casi di infestazione da topi o ratti come a Roma.
Ed è proprio a Roma che si registra l’ennesimo caso di insofferenza da parte di cittadini non amanti degli animali. Nel quartiere Trieste-Salario, è stato infatti ritrovato uno striscione con tanto di messaggio minatorio che incita a bastonare i gattari e i gatti, accusati di essere trasmettitori del virus.
“Ai lerci maleducati animalisti: da domani bastonate a voi e ai vostri gatti pieni di coronavirus”, recita la scritta. Non solo è un‘incitazione alla violenza sia sociale che sugli animali. Questo nesso è stato più volte dimostrato da numerosi studi. Ovvero, persone violenti che maltrattano gli animali o gli uccidono sono considerati dei potenzialo pericoli per la società. In base ai dati, non a caso, è emerso che l’80% dei killer seriali fin dalla tenera infanzia e in adolescenza hanno maltrattato e commesso abusi sugli animali.
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Una perversione sociale estremamente pericolosa. Tanto che, negli ultimi tempo, sono anche aumentati casi di avvelenamento dei gatti da Nord a Sud della penisola. Questi criminali, denunciano diverse associazioni animaliste, stanno profittando delle restrizioni, per cui operano senza essere visti dagli altri, reclusi nelle case.
A questo si aggiunge, l’ignoranza in merito alle legge in vigore sia in merito alla tutela degli animali che in merito alle recenti ordinanze sulle restrizioni degli spostamenti. Gli animali randagi e le colonie feline sono sotto tutela delle amministrazioni comunali che devono provvedere alle loro cure. I gatti hanno tra l’altro uno “statuto speciale” per cui possono vivere liberamente per le strade. Dal momento in cui si parla di colonia felina riconosciuta anche lo spazio pubblico o nel cortile di un condominio dove sono curati e permangono è tutelato dall’amministrazione comunale.
Premesso questo, l’altro elemento irragionevole che emerge dalla scritta, è il riferimento alla falsa notizia per cui i gatti sono veicoli di coronavirus. Fin dall’inizio vi era il timore di ritorsioni sugli animali. Le notizie incerte sull’origine del virus e la sua possibile trasmissioni hanno alimentato la discriminazione nei riguardi delle persone e degli animali. Oggigiorno, a distanza di due mesi dall’inizio pandemia non solo è stato stroncata l’ipotesi degli animali come veicolo di trasmissione, ma addirittura è stato dimostrato che il contatto con cani o addirittura con bovini, porta a sviluppare difese immunitarie maggiori per contrastare la possibilità di essere contagiati.
Infine, lo stesso Luc Montagnier, premio Nobel e scopritore dell’Hiv, ha confermato che il covid-19 non ha origine animale. Ovvero, si tratta di un virus uscito da un laboratorio di ricerca. Addirittura, ha sottolineato Montagnier, gli organismi biologici non riconoscendo il virus naturale tendono ad allontanarlo. Pertanto, secondo il luminare, il coronavirus sta mutando e sta perdendo la sua pericolosità.
Sulla triste vicenda registrata a Roma, è intervenuto Federico Coccia, medico veterinario ed ex presidente del Bioparco di Roma, interpellato da Leggo.it, ribadendo che gli animali non sono un pericolo di trasmissione.
“Purtroppo girano queste voci, prive di alcuna evidenza scientifica. Purtroppo ci sono tante informazioni sbagliate, diffuse anche da virologi ed epidemiologi che in questo periodo si atteggiano a star sui media, e che per un po’ di fama fanno a gara a chi la spara più grossa. La virologia umana è completamente diversa da quella veterinaria, ognuno dovrebbe limitarsi al proprio campo”, ha commetato Coccia.
“L’unica certezza, in questo momento, è che si tratta di un virus inter-umano. Cani e gatti non sono un veicolo di contagio e mentre in tutto il mondo c’è un milione di contagi accertati tra le persone, i casi di animali domestici positivi sono pochissimi. Si tratta, in particolare, di cani e gatti che dopo essere stati a stretto e prolungato contatto con i loro padroni, hanno mostrato una positività comunque molto bassa ed è stato accertato, nel giro di due settimane, che si erano negativizzati. Anche per quanto riguarda la tigre positiva allo zoo di New York, il contagio è avvenuto per via dell’uomo e non il contrario: nello specifico, un dipendente contagiato aveva portato della carne toccandola a mani nude”.
Lo stesso Coccia si spinge oltre e critica la sperimentazione avviata sugli animali, mirata a trovare un vaccino per il covid-19: “Sono inutili se non dannosi: non hanno alcun beneficio sulla conoscenza scientifica del Sars-CoV-2 e causano solo sofferenze gratuite ai gatti, che di certo non amano i prelievi del sangue. Io, d’altronde, sono assolutamente contrario alla sperimentazione animale”.
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C.D.
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