Una battaglia legale lunga tre anni quella che ha riguardato la bertuccia Calogero, che dopo una triste storia adesso è finalmente libera.
Occhi verdi magnetici che scrutano chiunque incontri il suo sguardo: basta osservarlo un secondo per capire che Calogero ha una triste storia alle spalle. L’animale è un esemplare di bertuccia, o scimmia dei Cercopitecidi (Macaca sylvana), nota anche come scimmia di Barberia o magot, una specie di macaco originaria delle montagne dell’Atlante dell’Algeria e del Marocco, priva di coda, dalla folta pelliccia di colore tra il rossastro e l’olivastro. Fra le specie animali considerate pericolose nei confronti degli umani, la sua detenzione presso privati non è ammessa. D’altronde, come è giusto che sia, nessun animale selvatico dovrebbe essere allontanato dal suo habitat per vivere con gli esseri umani, sia se è pericoloso sia se non lo è. Per Calogero, invece, non è stato così.
La triste storia della bertuccia Calogero, nutrita con lasagne e Coca Cola
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Presumibilmente portato come “souvenir” da un viaggio in Africa settentrionale e introdotto illegalmente in Italia, Calogero era stato recluso in una villa di un privato alla periferia di Belpasso, un comune italiano della città metropolitana di Catania, in Sicilia. Qui i suoi proprietari lo sfamavano con una alimentazione non consona a una specie come la sua, nutrendolo quotidianamente con lasagne e Coca Cola. Venuti a conoscenza della vicenda, i Carabinieri Forestali del nucleo CITES di Catania hanno effettuato dei controlli. Dopo aver avuto conferma che la detenzione della bertuccia non era stata mai denunciata, hanno iniziato le operazioni per mettere in salvo l’animale.
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È stata coinvolta anche la Lega anti vivisezione (nota con l’acronimo LAV), un’associazione animalista italiana fondata nel 1977 e riconosciuta dallo Stato Italiano come associazione di tutela ambientale, ente morale e organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Ricevuta la disponibilità della LAV a prendere in custodia l’esemplare, nel luglio 2019 Calogero è stato condotto all’aeroporto Fontanarossa di Catania per raggiungere il Centro di Recupero Animali Selvatici ed Esotici (CRASE) di Semproniano (GR), in Toscana. Al termine di un periodo di vigilanza sanitaria e di controlli medico veterinari la bertuccia ha iniziato un lungo percorso di inserimento in una famiglia di primati, uno degli obiettivi del progetto internazionale Born To Be Wild, che ha visto l’impegno tra gli altri dell’associazione olandese AAP. Calogero, insieme a Rocket, Lucy, Buddy e Pepa (nella seconda foto dell’articolo), ha potuto finalmente vivere la sua vita in spazi adeguati alle esigenze etologiche della sua specie e in compagnia di suoi simili.
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In questi tre anni in cui la bertuccia si riprendeva e ambientava, la battaglia legale non si è fermata, proseguendo fino alla condanna del detentore della scimmietta. Il Tribunale di Catania ha condannato per il reato di detenzione irregolare di specie in appendice I CITES (Articolo 6 della Legge 150 del 1992) l’uomo che ha tenuto in casa per anni Calogero e nello stesso procedimento è stata disposta finalmente la confisca definitiva dell’animale e l’affido alla LAV. La bertuccia continuerà a vivere nel Centro di recupero di Semproniano. Il direttore generale LAV, Roberto Bennati, ha dichiarato che Calogero è «stato catturato in natura, come accade per la quasi totalità dei suoi simili, strappati alle madri da piccoli e portati in Europa per alimentare un business sommerso ma dalle dimensioni preoccupanti, molto spesso in mano alla criminalità organizzata. Questo business ha fatto sì che questa specie, a grave rischio di conservazione, sia passata in pochi anni da oltre 25mila individui a circa 7mila, determinando l’esigenza di una tutela al massimo livello come prevede la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites)». La vicenda di Calogero ha mostrato quanto sia necessario il raggiungimento della prossima tappa della campagna #acasaloro, che prevede per marzo 2023 l’intervento del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin per aumentare il numero delle specie esotiche e selvatiche da inserire nella “lista negativa” per vietarne la riproduzione e la detenzione anche se nate in cattività. (di Elisabetta Guglielmi)