Il governo australiano ha recentemente approvato una mozione con la quale è stato sancito l’abbattimento selettivo di oltre due milioni di gatti selvatici nel paese, per contenere la sovrappopolazione del felino domestico arrivato a 20 milioni di esemplari censiti che si è inselvatichito e che sta minacciando numerose specie oriunde del territorio australiano come piccoli roditori a rischio estinzione. (clicca qui)
La decisione del governo ha ovviamente raccolto molte critiche per cui le associazioni animaliste locali hanno chiesto misure alternative per contenere questo fenomeno, senza arrivare al massacro di milioni di mici.
Al contempo è stata avviata una petizione su Change.org, intitolata: “Fermiamo lo sterminio di due milioni di gatti in Australia: loro non hanno voce, ma noi sì!”
A lanciare la petizione è stato un cittadino italiano Elio Mudulu il quale riferendosi a fatti di cronaca di maltrattamenti animali, ricorda la necessità di portare rispetto agli animali: “Sono un ragazzo italiano, semplice, razionale e sino a ieri spettatore del mondo. Mi costerno, m’indigno, m’impegno poi getto la spugna, anche io con gran dignità. Sino a ieri. Perché oggi no. Non sono più in grado di sopportare la superiorità dell’animale più intelligente (almeno per numero di neuroni) sbattuta in faccia agli animali di una qualsiasi specie a random, presa di mira solo perché si è deciso così: per sei milioni di motivi. Sei milioni di dollari contro due milioni di gatti, questo è lo stanziamento erogato dal ministro dell’ambiente Greg Hunt“, scrive Mudulu.
Per l’abbattimento ogni gatto viene a costare 3 dollari al governo. Lo stesso Mudulu si chiede se vale così poco la vita di un animale e s’indegna del fatto che il governo possa decidere della vita di un animale: “E’ ora di finirla, non siamo i padroni del mondo ma ce ne siamo soltanto appropriati”, afferma senza mezze parole il giovane cittadino italiano, sottolineando che “condividiamo la terra con tanti altri individui, un po’ diversi da noi nell’aspetto, ma con i nostri stessi diritti”.
Ecco perché secondo Mudulu, “lo sterminio di una determinata specie, piuttosto che una razionale e ben strutturata sterilizzazione di massa non può e non deve essere l’unica via. Io auspico che il ministro Hunt utilizzi i fondi per avviare una serie di mirate sterilizzazioni delle colonie feline, così come già accade in altri paesi. Lo sterminio, di qualsiasi essere vivente, non è mai servito a nulla. Non lo è mai stato e mai lo sarà. La storia ce lo insegna”.
Lo stesso Mudulu ha poi spiegato che pur non essendo australiano di essere coinvolto in quanto cittadino e abitante del mondo e di non voler essere più uno spettatore: “Il mondo si cambia una persona alla volta e non importa quanto distante dalla nostra attuale posizione, sia essa geografica o sociale”.
“Non ho timore a rivolgermi in modo diretto ad un esponente politico, che probabilmente non capirà neppure queste parole se non grazie a un traduttore; anzi spero che la mia voce, amplificata dal sostegno di tutti i firmatari, arrivi laggiù a migliaia di chilometri di distanza per difendere i diritti dei gatti australiani: a loro, purtroppo, nessuno ha chiesto cosa ne pensano”, ha poi conclusione l’ideatore della petizione.
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