È l’inizio della fine per la corrida, tradizione presa di mira dagli animalisti da anni. È Città del Messico a parlare con un nuovo decreto.
Un giudice ha indetto un’udienza per discutere concretamente sulla, ormai sempre più vicina, ipotesi di porre fine a questa tradizione. Nonostante faccia parte dell’identità culturale del Paese, è essenziale mettere in luce quanto innaturale e arcaica sia come pratica. Un’abitudine che ridicolizza l’animale, rendendolo un passatempo goliardico, non necessario, che nuoce alla salute della vittima. Alla luce dei fatti Città del Messico ha fatto un passo avanti verso l’abolizione: è prevista un’udienza ad inizio Giugno, fino alla quale, secondo l’ingiunzione costituzionale, si prevede che nessuna manifestazione abbia luogo.
Dal 2013 l’opinione pubblica ha cambiato drasticamente la propria opinione nei riguardi di questa manifestazione folcloristica, che si è vista abolita in quattro stati del Messico, e che con tutta probabilità, se Città del Messico dovesse combaciare con la sempre più unanime opinione popolare, la Corrida potrebbe definitivamente scomparire.
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L’anno scorso era già approvata una legge che prevedeva la sospensione degli eventi pubblici, a causa del trattamento riservato agli animali, che spesso li conduce alla morte, o nella migliore delle ipotesi a grossi traumi fisici e psicologici.
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Il Messico è uno dei pochi paesi in cui viene ancora concessa la corrida, la rappresentazione più antica e brutale: il toro viene condotto al limite, istigato al combattimento fino a quando il torero pone fine platealmente alla sua vita con apposite spade. Città del Messico è la località che possiede più arene tra le quali le più grandi del mondo, e in media in esse vengono accolti più di ottocento spettacoli, nei quali ogni Matador affronta almeno due tori.
Fortunatamente i sostenitori della proposta di abolizione sono molteplici, e l’iniziativa di fermare gli spettacoli pubblici sembra essere incoraggiante: per chiunque organizzi o sostenga uno spettacolo di corrida le sanzioni arrivano fino a duecentodiecimila euro.
Di recente più di quarantamila persone sono andata ad assistere a quella che potrebbe essere l’ultima corrida della storia di Città del Messico, di certo un momento che ha scatenato il disappunto di coloro che non appoggiano l’iniziativa, ritenendo la pratica un patrimonio culturale immateriale che necessita di essere preservato, una tradizione che non può essere dimenticata. Nel frattempo però, fiumi di animalisti si sono riversati ai margini dell’arena, cercando di scoraggiare l’inizio dei giochi.
L’impatto economico che avrà l’abolizione di questa pratica, purtroppo, non è da sottovalutare: sono circa 300 milioni di euro il guadagno totale dei lavoratori, quale attività gira attorno a questa tradizione. Infatti una dei punti più contestati e discussi è proprio come poter recuperare una tale perdita nel settore.
Il dibattito è acceso, con una maggioranza a favore dell’abolizione. I punti di vista da considerare sono parecchi, la questione morale impera su tutte le possibili contestazioni, nell’opinione pubblica si vede insinuarsi comunque un profondo sentimento di appartenenza ad una pratica ormai secolarmente radicata nella cultura di questo paese. (Beatrice Croce)
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