Altro orrore nell’ambiente marino: spiaggiamento di massa tra balene e delfini. Un fatto che rimane tuttora inspiegabile e che desta molta preoccupazione.
Un anno orrendo, sotto molti punti di vista. Da una parte sembra proprio che la natura si stia ribellando a ciò che di malvagio l’essere umano ha prodotto nel corso degli anni. A una specie, la nostra, che ha abbandonato i criteri di vita seguendo ciò che la natura ci dona, cosa altro possiamo chiedere se non quello di cercare di riparare ai danni fatti?
Ma i danni, molto spesso, sono più che irreparabili. Soprattutto quando parliamo di ambiente e mondo animale. Gli animali, a differenza di ciò che si dice in giro per una mera questione di possesso e potere, sono molto più in sintonia con la natura di noi esseri umani. Certe volte scambiamo il progresso con lo sviluppo e di danni ne facciamo tanti. Poi, però, a questi si aggiungono anche eventi naturali che ci lasciano con l’amaro in bocca, per non dire altro.
Proprio quest’anno abbiamo assistito, chi direttamente e chi indirettamente, a degli spiaggiamenti di massa senza precedenti, o meglio, con dei precedenti che anno dopo anni vanno ad aumentare il loro volume, della catastrofe che portano con sé. Soprattutto quello delle balene in Australia, un danno enorme per l’ambiente e per gli animali stessi. Ecco: sembra che questi eventi non vogliono assolutamente finire.
Quando un fatto è a noi sconosciuto l’indagine è la migliore “arma” che abbiamo a nostra disposizione. Indagare su un fatto che non conosciamo ci potrebbe portare a scoprire dei movimenti o dei lati davvero oscuri dell’ambiente circostante. Ma non sempre è possibile portare a termine questa indagine.
E lo sanno bene i biologi che studiano alcuni determinati fenomeni di massa, nel mondo animale, come quelli che vedono enormi spiaggiamenti da parte di balene e delfini. Ancora una volta, quest’oggi, ci trovami dinanzi a questo fenomeno. Un evento già vissuto, ahinoi, pochi mesi fa, quando in Australia morirono tantissime balene, più di 400. Un evento che lasciò tutti col fiato in gola, con la speranza che molte di loro si potessero salvare. Così non fu.
E oggi ci risiamo. Appena un passo più in là: dall’Australia alla Nuova Zelanda. Circa 100 balene sono morte in un altro spiaggiamento di massa in una delle remote Isole Chatham, a 800 km dalla costa orientale della Nuova Zelanda. A comunicarlo è stato il Dipartimento di Conservazione. Quest’ultimo ha precisato che in tutto erano poco meno di 97 balene e tre delfini con il “naso a bottiglia”, o più raramente chiamante tursiopi. Si sono spiaggiati lo scorso weekend e a causa del forte vento e del mare agitato le operazioni di soccorso sono risultate vane ai fini di un disperato salvataggio.
I cetacei, ora, saranno lasciati a decomporsi naturalmente, come accadde per le 460 balene spiaggiatesi sulla costa occidentale dell’isola australiana di Tasmania. Un evento che scosse tutti e che lasciò con le lacrime agli occhi. Oggi, purtroppo, ci risiamo. A parlare, anche un po’ inutilmente, sono gli stessi biologi. Inutilmente perché questi fenomeni, a tutt’oggi, rimangono completamente inspiegabili.
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