Sperimentazione: nel Regno Unito il 50% degli animali modificati geneticamente

Sperimentazione: nel Regno Unito il 50% degli animali modificati geneticamente

@Facebook/National Anti Vivisection Society
@Facebook/National Anti Vivisection Society

A differenza di quanto si pensi la sperimentazione animale in Europa è molto presente e quando le associazioni o le organizzazioni animaliste siedono al tavolo delle trattative è sempre per contenere e limitare le deroghe che vengono concesse a determinate ricerche sugli animali. Non tutti lo sanno, ma le organizzazioni del settore chiedono che sia garantito il benessere degli animali utilizzati nella sperimentazione come ad esempio che siano addormentati durante i test. Purtroppo ci sono alcune ricerche per le quali sono state date delle deroghe e nelle quali si possono condurre test su animali coscienti. Tra questi anche test dolorosi come il fratturare le ossa degli esemplari per lo studio neurologico.

Ecco perché l’attenzione sulla sperimentazione animale è sempre in primo piano e in questi giorni le ONG inglesi ADI (Animal Defenders International) e NAV (National Anti Vivisection Society) hanno diffuso i dati di un’indagine nella quale spiegano che il 50% degli animali sottoposti a test sono modificati geneticamente.

Ovvero, si tratta di animali creati in laboratorio ai quali vengono modificati o rimossi alcuni geni per riprodurre malattie e disturbi che si riscontrano nell’uomo. Una pratica diffusa dal 2013 nei laboratori di sperimentazione.

Quelli più diffusi sono i test sul morbo di Alzheimer, il Parkinson, la sordità, il diabete e varie forme tumorali.

Ricerche terrificanti nelle quali vengono effettuati dei trapianti di organi su maiali o primati.

Si tratta di procedure invasive e dolorose per gli animali che al contempo subiscono le conseguenze degli effetti nocivi delle modifiche genetiche effettuate su di loro.

Uno scenario che fa rabbrividire come emerge dall’indagine: nel 2015, in totale si sono registrate 4,14 milioni di procedure autorizzate in Gran Bretagna tra le quali quelle riguardanti gli animali geneticamente modificati sono state 2,8 milioni, pari al 67% del totale.

La specie più impiegata è il topo nel 49% delle sperimentazioni ai quali seguono pesci e gli uccelli. In questa scaletta, 61.247 animali hanno dovuto subire una malattia a lungo termine, per cui sono stati classificati come ricerche “gravi”.

Le modifiche genetiche avvengono fin dalla fase embrionale per cui nella femmina vengono inseriti degli ormoni che aumentano la produzione di ovuli durante l’ovulazione che poi vengono fatti fecondare. Dopo la fecondazione, nella maggior parte dei casi, le femmine gravide vengono soppresse e gli ovuli fecondati vengono utilizzati dai ricercatori per inserire le patologie o provocare delle mutazioni nel feto di vario tipo.

Tra i diversi tipi di test, denunciati dalle organizzazioni, vi è quello di provocare una finta gravidanza per poter intervenire sugli ovuli, creare anomalie come mutazioni diverse nei feti: molti cuccioli nascono senza parti del corpo al fine di studiare il Dna e stabilire quali di loro sono nati con il difetto.

Un vero e proprio film dell’orrore perpetrato con il consenso istituzionale (come evidenziato dagli anti specisti) nell’ambito del quale gli animali vengono manipolati e sfruttati come oggetti. Molti sperimenti non hanno attinenza con l’uomo in quanto non sono affidabili sugli esseri umani così come i farmaci che vengono creati.

Inoltre, le modifiche genetiche per umanizzare le reazioni nei topi, sono spesso solo fini a loro stesse. Gli animali geneticamente modificati vengono poi soppressi al termine del procedimento e molti animali muoiono prima di nascere: solo dall’1 al 3% degli esemplari sopravvive alla nascita e molti vengono soppressi o scartati.

Le organizzazioni denunciano che non solo i test sono spesso incompatibili con l’uomo ma anche le condizioni stesse nelle quali vengono tenuti gli animali sono deleterie: ambienti sterili e non stimolanti per gli animali costretti a vivere in contenitori di plastica.

La Lav a fine agosto aveva diramato dei dati sulla sperimentazione animale in Italia e in Euroa

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