Basta con la sperimentazione sugli animali: arriva il paziente virtuale

Basta con la sperimentazione sugli animali: arriva il paziente virtuale

Arriva il paziente virtuale per evitare la sperimentazione animalisperimentazione animali

L’Università di Catania e i ricercatori hanno messo a punto uno strumento con il quale evitare i test sugli animali. Si tratta di un paziente virtuale chiamato “Uiss- Universal Immune System Simulator” un software che è stato sperimentato per simulare recentemente le dinamiche delle infezioni da SARS-CoV-2 ma anche per gli effetti dei test di alcuni farmaci e vaccini.

Dopo una prima fase di sperimentazione, i ricercatori intendono presentare i risultati e i successi di questo simulatore in un dossier per farlo approvare dall’Agenzia Europea per i Medicinali -Ema.

“Come ulteriore step ci stiamo impegnando a fornire evidenza alle autorità regolatorie per evitare del tutto cavie animali”, hanno riferito i ricercatori coinvolti nel progetto, Francesco Pappalardo e Giulia Russo, esperti di Informatica del dipartimento di Scienze del Farmaco.

Il simulatore integra alcune direzioni dell’Ema in linea con le Direttive UE sulla necessità di sostenere e sviluppare metodi alternativi ai test sugli esperimenti animali. Il paziente virtuale Uiss era stato già testato in precedenza per casi di tubercolosi e le malattie autoimmuni, come per la sclerosi multipla.

In passato è stato approvato un software per la simulazione dei test sul diabete dall’agenzia americana per il controllo sui farmaci (Fda). Il simulatore sviluppato dall’Università di Catania ha pertanto suscitato l’interesse anche di gruppi di ricerca a livello internazionale in quanto potrebbe velocizzare i processi nella sperimentazione.

Il software analizza in base alla patologia, i potenziali effetti di una terapia, fornendo una risposta relativa al paziente virtuale. Per i ricercatori “in condizioni di emergenza, il sistema permette di scartare soluzioni poco efficaci”. In tal senso, permette “di abbattere i test relativi ai composti che sembrano promettenti inizialmente. Grazie al paziente virtuale oggi è possibile fare un solo passaggio sugli animali, si può andare su unico esperimento con un significativo risparmio di cavie, costi e tempi”.

Un progetto che offre un passo in avanti con il quale ridurre i test sugli animali e che potrà essere esteso ad altre patologie.

Plauso delle associazioni

La notizie è stata accolta con favore dalle organizzazioni e associazioni animaliste. L’Enpa-Ente nazionale protezione animale ha espresso soddisfazioni. Il presidente Carla Rocchi ha ricordato che “sono decenni che sollecitiamo questo obiettivo, ci voleva il coronavirus. Noi da sempre siamo convinti che la sperimentazione efficace passi attraverso metodi che non sono quelli della sperimentazione animale. E anche per quel che riguarda il coronavirus ci risulta che le sperimentazioni più avanzate siano già prevalentemente al livello della sperimentazione sul malato. Queste notizie sono finalmente la riprova che la scienza può e deve ambire a metodi sempre più avanzati che non comprendano l’utilizzo di animali. Ora stop quindi alla sofferenza inferta agli animali utilizzati come cavie”.

Metodi alternativi sperimentazione animali

@Getty images

La Direttiva n. 2010/63/UE prevede che i ricercatori possano utilizzare metodi di sperimentazione alternativi, purché siano preventivamente approvati dalla legislazione europea. Negli ultimi anni, l’Ue ha chiesto un adeguamento da parte dei paesi membri per promuovere e sostenere con finanziamenti progetti alternativi alla sperimentazione sugli animali.

Una direttiva recepita dal Governo italiano con l’articolo 37 del D.lgs. 4 marzo 2014, n. 26, per cui il Ministero della Salute è chiamato a promuovere lo sviluppo e la ricerca di approcci alternativi nei quali non sia previsto ’uso di animali, che riducono il numero di animali e le procedure dolorose e che siano promossi anche formazione e aggiornamenti per gli operatori dei laboratori.

I metodi alternativi si fondano sul cosiddetto “principio delle 3R”, introdotto nel 1959 da due accademici, Russel e Burch, per sostenere una sperimentazione in cui sia garantito il benessere degli animali da laboratorio.

Le 3R indicano concettualmente le procedure che sono da adottare:

Replacement: sostituzione degli animali con metodi alternativi come scopo finale
Reduction: Riduzione del numero di animali utilizzati, tale comunque da ottenere una quantità di dati statisticamente significativa
Refinement: Raffinamento delle condizioni sperimentali per ridurre al massimo la sofferenza provocata all’animale.

Negli ultimi anni stanno aumentando i laboratori che hanno deciso di adeguarsi. In totale si contano circa una quarantina di laboratori europei tra i quali 8 sarebbero italiani. Anche se, come dichiarato da Michela Kuan responsabile LAV Vivisezione nessun laboratorio ad oggi in Italia effettua una sperimentazione senza animali.

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C.D.

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