La sperimentazione animale non rappresenta l’unica via nella ricerca: per questo c’è chi promuove le alternative con apposite borse di studio.
Il Piemonte si schiera contro la sperimentazione animale. Ed anzi rilancia, grazie ad un provvedimento approvato in sede di Consiglio regionale martedì scorso, un pò sulla falsariga di quanto già fatto in passato da Toscana, Abruzzo e Lombardia. Soltanto che il Piemonte sarà il primo a fornire anche degli appositi finanziamenti con tanto di borse di studio da destinare ai fautori di metodi alternativi.
Nello specifico verranno messi a disposizione ben 350mila euro per i prossimi 3 anni, allo scopo di evitare la sperimentazione animale e di battere altre strade nella ricerca. Francesca Frediani, capogruppo del Movimento 5 Stelle e tra le maggiori sostenitrici di questa iniziativa, si dice entusiasta di quello che è “un cambio di mentalità importante.
C’è ancora poca consapevolezza riguardo alla natura della sperimentazione animale e dell’esistenza di metodi alternativi. Spesso più efficaci, oltre che meno cruenti. Qui invece entrano in ballo fattori come l’etica ed il rispetto della vita degli animali. Ed anche la maggiore convenienza nel cercare soluzioni migliori rispetto alle vie tradizionali.
Uno dei metodi alternativi più utilizzati è la ricerca su cellule umane in vitro e sui modelli matematici. La Legge impone comunque la sperimentazione animale prima che un nuovo farmaco venga immesso sul mercato. Al tempo stesso però è prevista anche la messa in pratica del ‘Principio delle 3 R’, ovvero Refinement: raffinamento delle condizioni sperimentali per ridurre al massimo la sofferenza provocata all’animale.
Reduction, riduzione del numero di animali impiegati. Ed infine Replacement, ovvero la completa sostituzione degli animali con metodi alternativi come scopo finale. Le sperimentazioni vengono condotte prevalentemente su conigli e topi da laboratorio, ma non mancano casi nei quali la stessa fa uso di primati. La UE però detta come condizione primaria il fatto di dover avvalersi di metodi alternativi.
Nonostante ciò, in Italia nel 2016 si è fatto ricorso a 600mila cavie. Contro la sperimentazione si fa sentire sempre la LAV, assieme ad altre associazioni animaliste. Intanto all’estero già se ne sta facendo a meno per cercare di perseguire traguardi importanti come una cura contro il cancro.
A.P.
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