La storia del cane Checco, rimasto da solo dopo il ricovero d’urgenza in ospedale del suo anziano padrone: il destino del cucciolo.
In Veneto, a Piazzola sul Brenta, un comune italiano situato a nord di Padova che costeggia le rive del fiume Brenta, fino a qualche tempo fa vivevano in una roulotte un anziano uomo e il suo cagnolino di nome Checco. Ai due era stata poi trovata una nuova sistemazione in un piccolo, ma dignitoso, appartamento a Vigodarzere (un altro comune in provincia di Padova). Qui Checco e il suo anziano padrone sembrava avessero trovato finalmente la felicità. Purtroppo, però, la vigilia di Natale l’uomo ha avuto un malore ed è stato ricoverato d’urgenza nell’ospedale più vicino alla sua nuova casa. Così Checco è rimasto tutto solo nell’appartamento.
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Fortunatamente, appena venuta a conoscenza dell’accaduto, l’Amministrazione comunale si è subito attivata chiamando la Polizia locale cittadina, diretta dal comandante Marino Bruseghin. Gli agenti si sono messi in contatto con il il Rifugio San Francesco di Presina di Piazzola sul Brenta (visitabile alla pagina Facebook @Canile di Presina- Parco zoofilo San Francesco).
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Il Rifugio si è mostrato subito pronto ad accogliere Checco, che del resto era stato proprio un loro ospite finché non aveva incontrato l’anziano uomo. Sono stati gli stessi agenti della Polizia locale a portare lo spaventato e triste cagnolino al Parco zoofilo San Francesco. Qui, nella struttura gestita dai volontari della Lega nazionale per la difesa del cane Alta Padovana, i volontari si sono immediatamente presi cura del cucciolo, elargendogli coccole e carezze.
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Come dicono gli stessi volontari, i «i grandi occhi di Checco sono tristi, eppure pare che abbia capito» che il suo padrone si trova in ospedale e non lo ha abbandonato. L’uomo, la cui unica famiglia è costituita da Checco, ha dato l’assenso affinché il cagnolino venga ospitato nel rifugio finché lui non verrà dimesso dal reparto. Il legame tra l’anziano padrone e Checco è talmente forte che i volontari si sono preoccupati di inviare quotidianamente varie foto del cane al suo umano, in modo da ridurre la distanza fisica e rassicurare il paziente che Checco sta bene e che è ansioso di tornare a fargli compagnia non appena le condizioni cliniche lo permetteranno. (di Elisabetta Guglielmi)
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