Si giunge al processo, per non aver adempiuto alle norme imposte dal sindaco sul costruire un sistema fognario congruo
Non sempre i nostri amici animali hanno una casa dove trovare riparo, e in questi casi subentra l’ottimo lavoro svolto dai rifugi che li ospitano.
Purtroppo a volte, ci troviamo a leggere notizie delle pessime condizioni nelle quali questi animali vengono tenuti, e di come poco attente siano le cure che a questi vengono rivolte.
Ma, in alcuni casi, viene posta poca attenzione anche a chi circonda questi rifugi, ignorando del tutto le regole del “buon vicinato” e soprattutto igienico sanitarie. Così, i malcapitati che si ritrovano a dover sopportare cattivi odori o strazianti rumori, sono costretti a chiamare le autorità per rimediare al problema.
E proprio queste sono state le azioni del vicinato del rifugio per animali nella frazione di San Michele Mondovì.
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Il rifugio per animali, sito in San Michele Mondovì, ospitava dodici gatti, quattro tartarughe, ventisette cani, un cavallo e una pecora.
Due i proprietari: lei aveva gli animali, lui il terreno e la casa. Prima la denuncia da parte dei vicini per il forte e prolungato abbaiare dei cani, poi per il cattivo odore causato dai bisogni lasciati dagli animali.
Dopo un primo processo, nel quale la donna venne prosciolta, iniziò il procedimento giudiziario a carico dell’uomo, in quanto proprietario del terreno e della casa, sarebbe toccato a lui l’incarico dello smaltimento dei bisogni.
Per la leggerezza delle accuse, il giudice decise di prosciogliere anche l’uomo, obbligandolo però provvedere al danno. Nonostante il letame sia stato tolto, un nuovo processo è stato avviato.
Questo perché, un provvedimento del sindaco, che per rispettare le norme igienico sanitarie, aveva preteso che fosse installato un sistema fognario conforme al numero degli animali presenti e della loro defecazione.
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Dopo l’ordinanza di marzo 2019, ad ottobre sono partiti i controlli per verificare che tutte le richieste fossero state eseguite.
“C’era una canaletta di scolo che finiva in un prato” spiega il tecnico recatosi sul posto per il controllo degli eventuali lavori “andammo a controllare ma non era stato fatto nessun lavoro“.
Inoltre, chiamato come testimone durante il processo, l’agente di polizia locale ha confermato che non ci fosse nessuna pratica aperta per lavori iniziati.
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F.D.M
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