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Sindaco pone divieto ai cani nei parchi pubblichi a causa dei padroni maleducati
Più che divieti che vanno a colpire come sempre gli animali sarebbe anche sensato che le amministrazioni provvedano a servizi in tal caso di manutenzione e pulizia per mantenere le aree pubbliche pulite oppure alla creazione di un’area per cani dove non si possono generare questi conflitti.
E’ la riflessione che si propone rispetto all’ordinanza di divieto cani nei parchi pubblici approvata dal Sindaco Emanuela Quintiglio, di Viggiù (nel Varesotto), scrivendo una lettera aperta ai cani del Comune pubblicata sul sito ufficiale dell’Istituzione, nella quale si riferisce nello specifico ai padroni incivili che lasciano le deiezione dei cani soprattutto nelle aree in cui giocano i bambini.
“Caro amico a quattro zampe, sono davvero dispiaciuta di doverti comunicare che non potrai più entrare nel parchetto di via Roma, né nel parco della Villa Borromeo, né nel parco giochi di via Barre Vermont, né in quello di via Turconi”, scrive il sindaco.
Il primo cittadino ha poi spiegato di essersi “rivolta agli animali per sottolineare che non ho nessuna preclusione nei loro confronti. Anzi, ho sempre avuto cani e li adoro, ma la situazione era diventata intollerabile, Il problema è la mancanza di senso civico dei padroni, per cui ricevevo già lamentele prima di essere eletta, quando ero vicesindaca. Abbiamo appena vinto un bando di Regione Lombardia per cui avremo presto a disposizione 27mila euro, che investiremo in fototrappole contro l’abbandono delle deiezioni canine e dei rifiuti in generale, proprio per arginare questo malcostume ormai troppo diffuso”.
“I tuoi padroni non ti hanno insegnato a non fare pipì su quei bei pali colorati che ci sono nei parchi. Sono gli scivoli e le altalene dove giocano i cuccioli d’uomo e capita che loro, tutti presi a rincorrersi, non sempre riescano a schivare la pupù che il tuo padrone si è dimenticato di raccogliere”. Prosegue la lettera.
Sembra paradossale la lotta alle deiezione, gli investimenti per monitorare e creare delle foto-trappole, anziché investire casomai nei servizi di pulizia delle aree o nella creazione di aree per cani. A questo risponde lo stesso sindaco, annunciando che “abbiamo già in programma la realizzazione di un’area cani. Si tratta di aspettare un paio di mesi”, assicurando che i cani “fino ad allora possono comunque entrare nel parco di piazza Europa e correre nei molti prati intorno al paese. Abbiamo la fortuna di poter contare su tante aree verdi”.
I Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) hanno stabilito in diverse sentenze che i divieti ai cani nei parchi pubblici stabiliti da ordinanze comunali, “limitano eccessivamente la libertà di movimento dei cittadini e, quindi, non sono legittimi”. E’ quanto spiega la Dott.ssa Paola Fossati in un approfondimento nel quale parla dei cosiddetti “Regolamenti del verde” per cui non può essere previsto un divieto generalizzato di accesso ai cani. Esiste una legge nazionale disciplinata dal Regolamento di Polizia Veterinaria che non vieta i cani nei parchi pubblici anche se i comuni hanno adottato regolamenti restrittivi motivandoli con i rischi di natura igienico/sanitaria o per la pulizia dei luoghi, a causa, in particolare, delle deiezioni degli animali. In altro casi per la sicurezza dei cittadini.
Diverse sentente dei Tar hanno ribaltato i divieti. La Fossati cita la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, nel 2016, che “ha annullato l’ordinanza di un comune che aveva stabilito il divieto assoluto e indiscriminato di accesso dei cani in tutte le aree verdi”.
Recentemente, prosegue la Fossati, “il TAR Puglia (sentenza 16 marzo 2018) ha ribadito che lo scopo di mantenere il decoro urbano e l’igiene pubblica può essere ottenuto attivando i mezzi di prevenzione, vigilanza controllo e i poteri sanzionatori di cui dispone la Pubblica Amministrazione”.
Questo orientamento giurisprudenziale sta trovando applicazione anche nei processi civili, spiega l’esperta, come ad esempio il caso del Giudice di Pace di Lodi (procedimento civile n. 1083 R.G. 2016) che ha ritenuto illegittima una sanzione elevata per aver introdotto un cane nel parco pubblico della città, in violazione del regolamento comunale.
Per cui da un punto di vista giuridico vi sarebbe l’obbligo di far rispettare le norme attuali e non ad introdurre i divieti nelle aree verdi.
A questo punto, sarebbe il caso che anziché vietare l’accesso, i Sindaci dovrebbero incentivare i controlli. L’educazione non passa attraverso i limiti.
C.D.
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