La signora è ricoverata in ospedale per il Covid: la sua unica forza risiede nel poter vedere il suo cane di nome Whiskey.
Quando tutto sembra spegnersi e niente può salvarci, arriva quell’unica forza che ci tiene in vita, che ci fa stringere intorno alla vita. Quella forza che nessun altro potrebbe darci, perché ingrediente intimo di un cammino che arriva da lontano. Un cammino compiuto di pari passo a un’altra vita.
E di forza, quest’oggi, ne dobbiamo avere tanta. Non solo oggi, ma da più di un anno a questa parte. La pandemia da coronavirus ha afferrato le nostre vite per la gola, in tutti i sensi. E ancora non intende lasciarci in pace. In molti dicono che la battaglia sarà ancora dura e che non bisogna mollare la presa.
Per questo motivo ognuno di noi è chiamato a tirare fuori tutte le forze che si hanno in corpo. Ma, molto spesso, il coraggio di compiere questo sforzo arriva da un altro essere vivente. Magari proprio da un amico o un’amica a quattro zampe, che ci accompagna nel quotidiano da anni a questa parte. Com’è accaduto a una signora ricoverata per Covid. La sua unica forza risiedeva nella vista del suo cucciolo: il cane Whiskey.
Quando l’essere umano si mobilita, in massa e coeso, verso il bene comune, niente può fermarlo. È una forza troppo grande, molto coraggiosa, alquanto audace che niente e nessuno al mondo può fermare. Soprattutto quando si tratta di aiutare una persona malata.
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È successo ad Arezzo, nell’ospedale San Donato. Una signora di 80 anni è stata ricoverata, ormai da qualche tempo, per aver contratto il coronavirus. Le sue condizioni si sono aggravate col tempo e ha avuto bisogno della famosa “maschera” per respirare a pieni polmoni.
Poi, qualche ora fa, è arrivata la “sentenza” benevola del primario dell’ospedale, il medico Raffaele Scala. Quest’ultimo ha deciso, attraverso un’operazione delicata, di far entrare nel reparto “bolla”, adibito appunto per i malati di Covid, il cane Whiskey. Il cucciolo della signora, di razza Barbone, che lei stessa chiama “il mio bambino”.
Appena i due si sono incontrati, con l’aiuto della caposala e degli altri infermieri, lei lo ha riconosciuto subito e lo ha chiamato per nome. Con quel filino di voce che sprigiona tutto l’amore del momento. La signora, che per rispetto hanno tenuto nell’anonimato, ha potuto trascorrere diversi minuti con il proprio cane.
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Whiskey ha svolto la funziona della sorgente fresca dopo una lunga camminata: la donna si è come rinfrescata, migliorando sia dal punto di vista fisico che psicologico. Una diagnosi presentata, tra incredulità e stupore, dallo stesso primario dell’ospedale San Donato di Arezzo.
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