L’isola di Bananal, nello stato del Tocantins, in Brasile, sta vivendo un vero e proprio dramma. Negli ultimi giorni la mancanza di pioggia cronica ha dato adito ad una tremenda siccità, e questo ha interessato la flora e soprattutto la fauna presente in maniera pesante. A causa delle alte temperature, tantissimi animali presenti sul posto hanno provato a cercare refrigerio in una palude di fango. Il risultato è che parecchi di loro sono rimasti intrappolati. E per alcuni è stata la fine.
I soccorsi sono intervenuti subito, con squadre di vigili del fuoco, attivisti animalisti ed anche semplici volontari. Tutti loro hanno contribuito a tirare fuori da quell’inferno di fango quanti più animali possibili. Parliamo di mucche ed altri animali da reddito comuni, fino ad arrivare a specie più esotiche. Come ad esempio i caimani. Dotandosi delle attrezzature necessarie, e delle dovute precauzioni, tutti gli animali sono stati resi inoffensivi per poi essere trasportati in strutture idonee.
Animali intrappolati nel fango, gran dispiegamento per salvarli
Una situazione simile era avvenuta nello scorso mese di agosto dalle nostre parti. Le temperature elevatissime, che hanno scatenato una vera e propria emergenza in varie zone d’Italia, hanno reso necessario il dover attuare misure straordinarie per salvare varie specie di animali. Oltre agli addetti ai lavori come soccorritori specializzati o affiliati ad associazioni animaliste, hanno prestato la loro opera ad esempio diversi volontari, come i pescatori sportivi, che nell’entroterra Genovese grazie al loro impegno hanno salvato e trasferito in posti sicuri circa 20 quintali di pesci boccheggianti.
Soccorsi, nell’ultima estate caldissima, anche altri tipi di animali come falchi, caprioli e ricci. Pietro Bressan, uno dei soccorritori, aveva parlato dell’esperienza vissuta lungo il torrente Varenna, a Pegli, quartiere di Genova molto noto: “Nel Varenna siamo riusciti a recuperare l’85% della fauna ittica in difficoltà, circa un quintale di pesce mantenuto in vita. Si trattava per lo più di cavedani, arborelle, barbi. C’erano persino esemplari di blennio o cagnetta, pesce raro e sintomo di fiume sano. Per fortuna un minimo di flusso d’acqua vitale continua, ma siamo agli sgoccioli. Abbiamo concordato l’intervento con chi fa i lavori, perché le ruspe solcando l’alveo creano secche”.
A.P.