Cane affido, la relazione con tanto di nozze finisce ed ora marito e moglie sono in lotta per ottenere il quattrozampe amato da entrambi.
Quando un matrimonio finisce spesso purtroppo si verificano altre situazioni di contorno decisamente poco piacevoli. Le persone interessate e quelle che stanno loro attorno – con soprattutto i figli in testa – finiscono inevitabilmente per pagarne le conseguenze. E questo spetta anche ad altri, come ad esempio agli animali domestici. È il caso di una coppia di Reggio Emilia che ha visto andare in frantumi il proprio rapporto suggellato ai tempi con le nozze. Adesso marito e moglie sono impelagati in una battaglia per la separazione dei beni e soprattutto per ottenere l’affidamento del cane. Al quale entrambi sono molto legati. Ed ora tutti e due hanno chiesto al giudice di avere ragione, sostenendo, per prevalere sulle rispettive controparti, le loro tesi argomentative.
La separazione giudiziale del matrimonio dopo 4 anni di unione vede come protagonisti un 38enne ed una 31enne. Entrambi con un posto fisso da impiegati e residenti in provincia della città emiliana. Purtroppo però manca accordo su praticamente tutto, in particolare su chi dovrà accogliere il loro Cavalier King. L’uomo fa sapere di aver acquistato il cane con i suoi soldi e di essersi preso cura di lui in tutto questo tempo. Ma la registrazione all’anagrafe canina è avvenuta da parte della moglie, il cui legale sostiene che ciò ne fa di fatto la proprietaria. C’è un precedente in proposito, sempre in Emilia, e recentissimo.
Qui un giudice aveva dato ragione all’ex moglie, la quale aveva ottenuto il cane in affido con anche un contributo di mantenimento di 50 euro al mese dall’ex coniuge. Una spesa dimezzata rispetto a quella che era la richiesta iniziale. Ma il legale dell’uomo coinvolto in questa faccenda di cane affido fa sapere che esiste un buco normativo in materia. E quindi si tende ad agire come nei casi in cui vengono coinvolti i figli. Certo, la situazione sarebbe migliore in caso di accordo privato tra le parti. Un fattore che il giudice chiamato ad esprimersi accoglie senza indugio. Ma purtroppo non è questo il caso.
A.P.
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