È stato liberato lo scimpanzé di nome Tarzan: tenuto in catena per ben 25 anni, fu salvato quando era piccolo, ma da quel giorno è iniziata la carcerazione. Sul posto sono intervenuti i veterinari ed esperti per poter condurre l’operazione nel miglior modo possibile.
Quello che siamo capaci a compiere, come esseri umani, molte volte è davvero vomitevole. Sicuramente un termine forte, ma non ci sono altre parole per descrivere le crudeltà e le vigliaccate sparse per il mondo nei confronti dei nostri amici a quattro zampe, che molto spesso subiscono senza poter fare nullo per difendersi o tentare la fuga. C’è bisogno l’intervento di qualcuno, che sappia gestire la situazione. Ed è ciò che è successo nei confronti dello scimpanzé di nome Tarzan, tenuto legato a una catena per 25 anni. Un’infinità di tempo che nessuno gli restituirà. Ora, però, grazie all’intervento di un gruppo di esperti, con annessi veterinari al seguito, l’animale è stato liberato e portato in un ambiente a lui consono.
Tornare a essere liberi è una gran conquista, ma non si deve mai scordare il tempo passato in “gabbia”. Per gabbia intendiamo tutti quei luoghi che occultano, rubano e rendono schiavi gli esseri viventi, animali ed esseri umani compresi. La libertà è un aspetto fondamentale, ma il tempo pure.
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Un tempo di 25 anni. Quello trascorso dallo scimpanzé di nome Tarzan con una catena al collo, che in Congo viveva una non-vita. Nella seconda metà degli anni ’90 fu liberato dai bracconieri, ma fu un gesto che non diede lui nessuna libertà. Fu incatenato, all’interno di un quartiere povero della nazione, e lasciato lì per sempre
I primi anno non capì bene cosa gli stesse succedendo, poi, sempre con il tempo, iniziò a diventare nervoso e rabbioso, com’è giusto che sia per un povero animale tenuto. Per calmarlo cominciarono a dargli sigarette e alcol. Una scena davvero deprimente e priva di ogni senso di umanità.
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Eppure ha resistito per 25 anni, fino a quando, qualche giorno fa, non è stato liberato dalle autorità competenti con l’intervento di alcuni veterinari, che dapprima l’hanno sedato, poi caricato su un grossa autovettura e, infine, trasportato in un ambiente semi-selvatico dove potrà passare il resto della sua vita. Ma tutto quel tempo passato in catena chi glielo ridarà indietro? Nessuno, purtroppo! Un’altra storia che c’insegna come in alcuni posti del mondo le cose ancora non funzionano e il progresso è lontano anni luce. Intervenire è l’unico modo possibile per liberare ogni tipi di schiavitù.
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