Non si ferma l’inchiesta riguardante l’avvelenamento di massa di decine di cani a Sciacca, in provincia di Agrigento. Infatti, dalle scorse ore, sono in corso perquisizioni a carico di possibili sospetti. Sembra che ad avvelenare i poveri animali sia stato un potente insetticida usato in agricoltura. Per tale ragione, la Procura ipotizza un coinvolgimento degli agricoltori del posto. La vicenda ha anche alimentato polemiche politiche. C’è anche chi ritiene che la strage di cani sarebbe legata in qualche modo al passaggio del Giro d’Italia e ne chiede l’annullamento della tappa.
Strage di cani a Sciacca, l’intervento dell’Oipa
Sull’accaduto, intanto, prende posizione Laura Samaritano, delegata OIPA Agrigento e coordinatrice guardie zoofile OIPA Agrigento: “Riteniamo che gli effetti dell’atto dell’Assessorato della Salute della Regione Sicilia del novembre scorso e della circolare dell’ASP di Agrigento che, da una parte prevedono sanzioni per chi, privato o associazione, prelevi e microchippi i cani randagi del territorio, dall’altra non garantiscono il rispetto di tutta una serie di obblighi che Comuni e Asp hanno per legge, lasci spazio ad una zona d’ombra nella quale coloro che non tollerano i cani randagi mettono in atto gesti illegali e di una crudeltà inaudita condannando animali senza colpa ad una morte atroce”. Quindi aggiunge: “Ricordiamo che molti Comuni non hanno convenzioni con canili o le hanno per un numero limitato di cani, a fronte di un elevatissimo numero di richieste che quotidianamente vengono inoltrate dai cittadini. Regione e Comuni devono quindi guardare in faccia la realtà del randagismo in tutte le sue sfaccettature e applicare la normativa vigente nella sua interezza, oltre a prevedere rigorosi controlli per garantire che venga rispettata”.
L’Oipa ha anche preso posizione rispetto alle recenti scelte dell’Assessorato della Salute della Regione Sicilia e a una circolare dell’A.S.P. di Agrigento, che sembrano andare nella direzione del ripristino della legalità, prevedendo sanzioni per chi, privato o associazione, prelevi e microchippi i cani randagi del territorio. Ci sono nello stesso tempo delle mancanze da parte dei comuni, per cui l’Oipa, insieme ad altre associazioni, sottolinea: “Un buon proposito rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio, ecco perché ci rivolgiamo alla Regione Sicilia affinché, insieme alle Asp, predispongano l’applicazione della normativa vigente nella sua totalità, colmando le lacune che di fatto al momento condannano a morte migliaia di randagi, legando le mani alle associazioni che da anni intervengono per salvaguardare il loro diritto ad una vita dignitosa e che, ad oggi, vengono quotidianamente chiamate dalle istituzioni stesse per gestire le emergenze”.
GM