Migranti, rifugiati, extracomunitari, clandestini, stranieri. Tutti appellativi per definire le centinaia di migliaia di persone che stanno scappando da anni di guerra civile, dalla violenza e dalla morte, con la speranza di salvare la vita ai propri cari. Commentando quelle scene di sbarchi ci dimentichiamo di dire “persone” o “famiglie”. Individui che fuggono dalle loro case, lasciando dietro di loro tutto quello che hanno costruito. Individui che, come “persone”, hanno una loro dignità, a differenza di chi vorrebbe dipingerli come “criminali”.
Persone ma anche bambini e adolescenti, vittime di ingiustizie e di giochi di potere. In questo scenario, non mancano di certo gli affetti verso i nostri compagni a 4zampe, per cui tra le migliaia di storie sbarcate ai confini dell’Europa, ci sono stati e ci saranno ancora episodi che riguardano i migranti e i loro compagni pelosi, come il caso di Sama e del suo gattino a Lampedusa che ha commosso l’Italia (clicca qui). Tra queste storie vi è anche quella di un giovane adolescente siriano di 17 anni, di nome Aslan, il quale non ha voluto abbandonare il suo cucciolo di Husky, percorrendo ben 500 chilometri, trasportando il suo cane in una borsa, da Damasco alla Grecia.
In un campo di rifugiati delle Nazione Unite, i volontari hanno chiesto ad Aslan perché avesse portato con sé la sua cucciola anziché i suoi bagagli con gli effetti personali. Lui senza neanche esitare un istante ha risposto: “Adoro questo cane, ho bisogno di lui. Ho appena percorso 500 chilometri per arrivare in Grecia. Io mi chiamo Aslan e lei è Rose. Ho del mangiare e dell’acqua. Ho tutto il mio necessario”.
Il video della testimonianza di Aslan è stato condiviso sulla pagina Facebook dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR): clicca qui per visualizzare il video.
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