San Valentino e la Giornata mondiale dell’Amore per i Delfini
Sempre in prima linea per proteggere gli animali marini in tutto il mondo le associazioni Sea Shepherd Conservation Society di Paul Watson e il Dolphin Project di Ric O’barry nel giorno di San Valentino ricordano le atrocità di cui sono vittime i delfini in tutto il mondo.
Dalla Francia, alla Norvegia o la baia di Taiji, in Giappone, chiamata anche la baia della morte, dove ogni anno, per sei mesi dal mese di settembre al mesi di marzo dell’anno successivo, si apre la stagione della caccia ai delfini destinati sia al mercato alimentare che alla vendita negli acquari.
Proprio per ricordare le stragi perpetrate contro diverse specie di delfini, la Sea Shepherd ha indetto da diversi anni, nel giorno di San Valentino, “la Giornata Mondiale dell’Amore per i Delfini“.
In tutto il mondo, il 14 febbraio, sono promosse iniziative mirate a sensibilizzare l’opinione pubblica e a boicottare governi che consentono ancora la caccia ai delfini.
Non solo il Giappone, ma molti altri paesi sono complici di queste stragi. Animali vittime collaterali del settore pesca, trasporti marittimi o inquinamento dei mari.
Sea Shepherd France ha reso noto che nel 2019 oltre 11000 delfini sono morti al largo della costa occidentale francese nel 2019. La Francia si colloca tristemente al primo posto per i numeri di delfini uccisi in Europa. Tre attivisti Sea Shpeherd sono stati arrestati lo scorso 11 febbraio per aver protestato in Francia e denunciato la strage che si compie ogni anno. I Delfini sono infatti vittime della pesca industriale e la stragrande maggioranza di questi delfini muore incastrata tra l’attrezzatura da pesca. Gli attivisti hanno esposto per strada alcuni delfini vittime della cattura accidentale durante la pesca. Sono stati fermati con l’accusa di trasporto e possesso di una specie protetta.
Per combattere questa strage Sea Shepherd chiede che siano inserite telecamere sui pescherecci in modo da monitorare le catture accidentali e capire perché così tanti delfini muoiono ogni anno. “Misure che sono adottate con successo in paesi come l’Australia”, scrive l’organizzazione.
Dal canto loro, rende noto Sea Shepherd, “i pescatori sono contrari alle telecamere sulle loro navi e il governo francese non ha intenzione di imporre tali misure. Però, decide di perseguire i volontari di Sea Shepherd per aver mostrando al mondo ciò che sta accadendo. Evidentemente, gli affari sono più importanti della vita dei delfini”.
Ogni anno, a Taiji, nel mese di settembre si apre la drammatica stagione della caccia ai delfini. Le organizzazioni animaliste scendono in campo per monitorare i pescatori e denunciare le modalità crudeli di cui sono vittime i delfini. L’orrore del massacro è stato anche raccontato nel film-documentario “The Cove”, Premio Oscar 2010.
L’indignazione è tanta. Tanto più se si considera non solo il dolore fisico di questi animali ma anche psicologico nel vedere il branco decimato, le madri che assistono all’uccisione dei loro cuccioli, le femmine separata dai loro compagni maschi.
I ricercatori hanno infatti ricordato più volte che i delfini vivono in branchi di una quindicina di membri appartenenti alla stessa famiglia, genitori, zii, figli e cugini. E’ grazie al branco che garantiscono la loro sopravvivenza. Quello che accade è che oltre alla strage dei delfini catturati e uccisi, gli esemplari sopravvissuti ai pescatori e di conseguenza separati dal branco hanno poche possibilità di sopravvivere da soli e molti si lasciano morire.
Il metodo della caccia dei pescatori consiste nel braccare i branchi di delfini, durante il loro passaggio al largo della baia di Taiji. Con le imbarcazioni separano i branchi e incanalano gli esemplari verso la baia dove rimangono intrappolati da una rete. Ogni anno, le associazioni assistono a scene strazianti di madri separate dai figli che restano vicino alla rete per non allontanarsi. Dopodiché avviene la selezione dei delfini quelli da destinare alla catena alimentare o quelli da destinare alla vendita ai delfinari o acquari.
In questi giorni, denuncia il Dolphin Project, un intero branco di 35 delfini è stato catturato, tra i quali delfini femmine incinte, maschi e cuccioli. Legati alle pinne e trascinati dalle imbarcazioni, i delfini sono stati portati nella baia e uccisi barbaramente.
“Una volta intrappolati, i delfini, spaventati, si sono rannicchiati gli uni contro l’altro per consolarsi e rassicurarsi. Ma i cacciatori hanno portato tutti i membri di questo gruppo sotto i teloni, ed è stato un massacro”, scrive sui social il Ric O’barry’s Dolphin Project.
“Per questi animali sensibili, intelligenti, consapevoli di se stessi e intensamente sociali, il livello di sofferenza durante l’intero processo, dalla caccia alla macellazione, è inimmaginabile. Oggi nessuna vita è stata risparmiata, e questo è il prezzo della prigionia. I delfini vengono venduti o uccisi e per questo che queste cacce rimangono redditizie, ed è ciò che sostiene finanziariamente questi massacri. Non siate complici”.
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C.D.
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