San Francisco vieta la vendita di pellicce.
Una tendenza ormai irreversibile, una scelta etica verso la quale si stanno orientando da anni molti stilisti e Maison dell’alta moda. Recentemente anche Versace e Furla hanno annunciato che non avrebbero più usato pellicce nelle loro collezioni.
Fino ad oggi, però, nessuno era arrivato fino a questo punto. Ovvero che una città, una metropoli come San Francisco vieti la vendita delle pellicce.
E’ quanto è stato invece approvato dal Consiglio di sorveglianza della città californiana di San Francisco. Il consiglio ha infatti votato un provvedimento con il quale vietare la vendita di pellicce. Una norma che entrerà in vigore a partire dal 2019. Data entro la quale i commercianti dovranno allinearsi alla nuova ordinanza.
“Per sostenere coloro che non hanno la parola, i miei colleghi hanno appena votato 10 a 0 la mia proposta di vietare la vendita di nuovi indumenti o accessori in pelliccia a partire dal 1 gennaio 2019”. E’ il tweet con il quale Katy Tang, membro del consiglio di sorveglianza della città Francisco ha annunciato l’esito positivo del voto.
La Tang ha presentato la proposta che è stata poi votata dal consiglio. La scelta di San Francisco è stata applaudita dalle organizzazioni animaliste. Tra le quali, la Humane Society International (HSI) che ha definito il provvedimento “una vittoria storica per milioni di animali crudelmente confinati e uccisi per la loro pelle”.
Secondo i dati, ogni anno, ben 50 milioni di animali vengono uccisi per realizzare dei capi.
Come ricordano alcuni media, antecedentemente, altre città, più piccole, in California, come West Hollywood e Berkeley, avevano già vietato la vendita di pellicce nuove. Alcuni paesi come il Regno Unito stanno pensando a delineare un divieto nazioanle per la vendita delle pellicce. Recentemente, la Repubblica Ceca ha approvato il divieto di allevare animali per l’industria delle pellicce, dopo Austria, Regno Unito, Paesi Bassi e Svizzera.
Forse, la città di San Francisco potrà diventare un esempio per tutto il mondo e rilanciare il discorso etico. Ovviamente, tale decisione non va incontro ai commercianti che hanno espresso delle critiche. Una norma che penalizza in parte la loro attività.
C.D.
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