Le tartarughe marine Caretta Caretta ovvero la tartaruga comune è una specie continuamente minacciata dall’ uomo.
Il turismo la pesca e l’inquinamento sono i maggiori fattori di disturbo e di pericolo per le tartarughe che all’inizio della loro vita vivono vicino alla superfice in mare aperto per poi avvicinarsi a fondali più bassi nell’età più adulta.
Si stima che oltre 150 mila tartarughe marine finiscano impigliate nelle attrezzature utilizzate per la pesca e che oltre 40 mila non sopravvivano all’esperienza.
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Ogni tartaruga che viene salvata viene registrata con una etichetta identificativa che permette di capire di il sesso il nome dell’animale la sua storia.
Ed è proprio quello che è successo il 7 giugno 2019 quando a largo di Filicudi (Messina) è stata rinvenuta dall’equipe della biologa romana Monica Blasi una tartaruga caretta caretta con una targhetta identificativa dal quale sono riusciti a capire il nome della tartaruga ovvero Crow e la sua storia.
Sembra infatti che poco più di 3 anni fa la tartaruga di nome Crow era stata salvata a Pescara dopo che era finita in una rete da pesca.
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La biologa Monica Blasi a quanto riferito da Ansa.it avrebbe riferito:
“E’ stata avvistata in difficoltà e per lei è stata una fortuna, altrimenti non ce l’avrebbe fatta era sfinita.”
“è stato possibile ricostruire la sua storia attraverso il tag, che associa ad ogni animale un codice univoco e consente a chiunque lo trovi di risalire al suo rilascio.”
“Con questi sistemi di marcatura gli operatori possono scambiare informazioni con chi lo ha recuperato e curato in precedenza e raccogliere così preziosi dati per il trattamento degli animali.”
“La tartaruga è stata trasferita nel Centro di primo soccorso per Tartarughe marine di Filicudi per essere sottoposta ad indagini radiologiche. Un’avventura in mare a lieto fine”
La storia di Crow è stata ricostruita grazie all’intervento di Vincenzo Ulivieri, un biologo del Centro di recupero cetacei di Pescara che ha dichiarato :””Eventi come questo sottolineano l’importanza della collaborazione fra i Centri di Recupero e, soprattutto, quanto ancora i nostri mari siano ricchi di pericoli per questi animali”.
L.L.
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