“Se dovessi, lo rifarei”: è il commento del veterinario libico Jalal Kaal che durante la guerra, dopo la rivolta contro il dittatore Gheddafi, ha contribuito a salvare 250 animali domestici, tra cani, gatti, tartarughe, maialini d’India e un pappagallo, portandoli in Tunisia.
Kaal ha rilasciato un’intervista nella quale ha raccontato come, all’indomani della rivolta, molti stranieri sono scappati dalle loro case e sono dovuti tornare nel loro paese, senza poter portare i loro compagni a 4zampe. In molti hanno chiamato l’aeroporto per poterli recuperare.
E così Kaal ha preso la sua macchina e sotto le bombe che assediavano la capitale libica ha iniziato a fare il giro dei quartieri e delle abitazioni per recuperare gli animali che ha poi accolto nella sua clinica veterinaria, a sud ovest di Tripoli. Da lì ha iniziato una ricerca spasmodica per mettersi in contatto con i proprietari, provvedendo a dare tutte le cure necessarie a quei piccoli pelosi. “Tutti i giorni, con mio figlio, nonostante i bombardamenti,andavano alla clinica per dare da mangiare agli animali, portarli a spasso e dare loro un po’ d’affetto”, ricorda il veterinario.
Da febbraio ad ottobre del 2011, Kaal è stato aiutato da un uomo del Tchad che dormiva nella clinica veterinaria, per proteggerla da possibili minacce, aiutando il veterinario nelle pulizie della struttura, ma anche nel trasferimento degli animali: “Le bombe cadevano così vicino alla clinica che un giorno è crollato il soffitto”.
Dopo il fallimento di un piano con le agenzie contattate dalle aziende degli espatriati, a causa della chiusura dell’aeroporto di Tripoli, dal mese di marzo del 2011, Kaal ha intrapreso una straordinaria avventura, portando in macchina, gli animali in Tunisia: “Ho effettuato quindici andata e ritorno, da Tripoli a Djerba, dove gli animali potevano essere caricati sugli aerei per essere ricongiunti ai loro padroni. Tutti quelli che ho recuperato sono tornati sani e salvi tra le braccia dei loro proprietari”, ha dichiarato Kaal.
Tutti, tranne uno: un pappagallo di nome Charlie che apparteneva ad una donna del Venezuela, il giorno prima della sua partenza è scappato: “Viveva in casa con la mia famiglia e sembrava che partecipasse alle nostre conversazioni. Lo adoravamo tutti. Un giorno, però, è cascata una bomba vicino all’abitazione che ha fatto esplodere una finestra. E così Charlie è volato via”.
In tutta questa avventura non sono mancate situazioni pericolose. Un giorno, ricorda il veterinario, mentre stava tornando dalla Tunisia, alla frontiera a Zawiya c’è stato un blocco delle milizie di Gheddafi: “I miliziani ci hanno suggerito di guidare a fari spenti perché erano nel mirino dei bombardamenti delle forze rivoluzionarie. Da Djerba a Tripoli s’impiegano 4 ore di viaggio. Quella volta abbiamo messo 14 ore per tornare alla clinica”.
“Una volta che siamo arrivati vicino a Tripoli, con il mio assistente ci siamo guardati e siamo scoppiati a ridere”, ha poi aggiunto Kaal.
Adesso il veterinario dovrà ricostruire la sua clinica e anche se la maggior parte dei proprietari non lo ha risarcito, Kaal è soddisfatto: “Niente vale le lacrime di quelle persone che hanno potuto riabbracciare i loro animali”.
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