Uno studio spiega il motivo per cui molte persone ritengono accettabile che gli animali vengano trattenuti in laboratorio per la ricerca.
Quello di utilizzare gli animali per scopi di ricerca nei laboratori è una pratica di uso comune in tutto il mondo sin dai tempi antichi. Eppure, nonostante l’origine delle prime sperimentazioni animali sembra vedere la sua luce nell’antica Grecia, fu nel corso degli anni Venti dell’800 che tali pratiche inziarono, sempre di più, ad intensificarsi vedendo picchi d’interesse da parte dei ricercatori sia in Gran Bretagna che, col passare degli anni, anche in altre parti d’Europa.
Uno studio spiega perché la presenza degli animali da laboratorio è accettabile
A queste premessa, che probabilmente molte persone ignorano, e che sembra già piuttosto esaustiva per riuscire a spiegare come tale fenomeno sia stato normalizzato con il passare dei secoli, si aggiunge e contrappone il lavoro di sensibilizzazione svolto con assiduità dalle numerose associazioni animaliste che lottano per difendere i diritti e il benessere degli animali. Una fra queste è – ad esempio – la LAV (Lega Anti Vivisezione).
Ad oggi, infine, i risultati di un’importante ricerca condotta ultimamente – in collaborazione – dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Melbourne, in Australia, e dall’Università di Grenoble, in Francia, sarebbero riusciti a fornire una spiegazione ancor più precisa sull’origine e la normalizzazione di tale fenomeno nella mente di chi non si occupa direttamente della salvaguardia degli animali.
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Attualmente sarebbero più di 125 milioni gli animali che – ogni anno – vengono legalmente inseriti in pratiche di ricerca in medicina, genetica o biologia all’interno dei laboratori. Differente è il discorso, ora illegale in molti Paesi, per cui gli animali possano essere trattati a scopi commerciali di test su prodotti, ad esempio, di cosmesi. Ma – in ogni caso – come riusciamo ad accettare quella che, da un punto di vista meno cinico, non potrebbe far altro che apparire come un accanimento e una crudeltà nei loro confronti?
Perché normalizziamo la presenza degli animali in laboratorio? Esiste un’alternativa?
Nonostante ogni anno, in occasione della Giornata mondiale animali da laboratorio, la LAV si impegni a diffondere il più possibile gli appelli salvavita, gli studi – precedentemente citati – avrebbero finalmente dimostrato un potenziale estremamente salvifico per il prossimo futuro di questi animali. Purtroppo, spiegano i ricercatori, la maggior parte delle persone tende a giustificare la presenza degli animali nei laboratori poiché li associa ai progressi che, ogni anno, vengono attestati in ambito medico, genetico o biologico.
Pertanto l’unico modo per disinnescare tale giustificazione da parte della massa incosapevolemente o volontariamente consensiente a tale pratica sarebbe quello di trovare un’alterativa alla sperimentazione. L’Uomo, altrimento, continuerà a giustificare queste crudeltà vedendo, in esse, un’opportunità per scoprire una miracolosa cura o un trattamento che possa far regredire malattie attualmente incurabili.