Tendiamo sempre a non volere vedere la verità in faccia e la crudeltà che ogni giorno viene perpetrata su esseri indifesi. Che siano bambini, anziani, donne, uomini o semplicemente animali, ci si chiede come si possa arrivare a gesti così atroci con i quali viene inflitta una sofferenza senza limiti. Scene da film dell’orrore che si ripetono costantemente. Che siano negli allevamenti e nei macelli intensivi europei dove mucche, vitelli, cavalli, maiali o pecore vengono barbaramente uccisi, a volte squartati vivi o cani e gatti e una miriade di altri animali di ogni specie, uccisi anche solo per la loro pelliccia.
Quello che conta è la modalità nella quale vige l’assenza di rispetto o di empatia nei riguardi della vita di una creatura vivente. Ci chiediamo se sia così difficile guardarli negli occhi e cosa sente una persona che infligge quel dolore: semplice assuefazione alla violenza, all’uccisione, tanto da diventare indifferenti. E’ quello che rispose una veterinaria vegetariana, appena laureata che, come tirocinio, fu assegnata ad un macello: “Sai, alla fine ti abitui. Diventa tutto talmente automatico che una persona non ci pensa, si assuefà al meccanismo della catena alimentare”.
Forse è quello che pensano anche quelli che macellano un cane o un gatto, considerati in Occidente “animali d’affezione” e tutelati da una legge nazionale. E’ quello che pensano quando li bastonano fino alla morte, uccidendoli nella sofferenza per avere una carne migliore. E’ quello che pensano quando, come dimostrano alcuni video che non abbiamo mai condiviso per non ledere la sensibilità, gettano un cane vivo nell’olio bollente e iniziano a scuoiarlo mentre cerca di scappare e magari ce la fa e si trascina via, sperando di spuntarla, per poi essere recuperato e finito a bastonate. Cose che non dovremmo raccontare ma che pesano come un macigno nel nostro animo. Anche se vogliamo far finta di nulla, come direbbe De André “siamo comunque coinvolti”.
Infine, è quello che pensano quando, per tenerli nel cortile di un ristorante, in attesa di macellarli, per non farli scappare, tagliano ai cani le zampe, lasciandoli all’esterno della cucina, in un bagno di sangue, indifferenti al loro dolore, per non parlare di norme igienico sanitarie.
E’ orrore puro quello che denuncia ancora una volta la Guardians of Chinese Animal Protection, diramando una serie di fotografie di cani, salvati in extremis ma che porteranno per sempre il segno indelebile di quello che gli hanno fatto.
In occasione del Capodanno cinese, i ristoratori presi dalla frenesia dei preparativi e dall’assalto dei clienti, per tenere a bada alcuni cani, destinati al macello, hanno l’usanza di tagliare le zampe o i tendini degli arti. Un cane, un labrador nero è stato immortalato da uno scatto di un volontario che lo ha salvato all’esterno di un ristorante. Una corsa contro il tempo dal veterinario: il cane è stato salvato e presentava anche un trauma alla testa. Per fortuna, grazie ad una raccolta fondi, i volontari sono riusciti in poco tempo a coprire tutte le spese necessarie per le cure.
Nel post, l’associazione cinese di protezione animali sottolinea che gli animalisti hanno denunciato tutto quanto alla polizia locale che ha risposto affermando di “non occuparsi di queste cose”. Come al solito, evidenzia la Guardians of Chinese Animal Protection “la risposta della polizia è deludente”.
Tra le immagini, risulta anche un altro esemplare: un meticcio incrociato con un lupoide. Per lui non c’è stato nulla da fare, rende noto con amarezza, l’associazione; il suo destino era già segnato, come quello di tanti altri esemplari. Di certo, gli occhi pieni di amore di quell’esemplare che non c’è più e che era stato immortalato senza gli arti, ci fanno capire quanta forza e innocenza risiede nei cuori dei nostri 4zampe. Nonostante la sofferenza di aver avuto gli arti amputati, quel cane era in grado di esprimere ancora tanto amore nel suo sguardo. Uno sguardo di purezza che l’uomo non potrà mai uccidere.
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