Orsi, lupi, renne, aquile e alci: il riscaldamento globale fa cambiare diverse abitudini a questi animali. Con tutto ciò che ne consegue
Il riscaldamento globale cambia le abitudini degli animali artici, dalle migrazioni ai parti. Con tutto ciò che ne consegue. Molte sono infatti le implicazioni che il global warming ha sulla fauna, specialmente quella a nord del circolo polare artico. In effetti, negli ultimi 50 anni la temperatura media si è alzata di 2,3 gradi Celsius.
Dunque uno studio della Ohio State University ha cercato di capire come questo innalzamento delle temperature influisca sullo stile di vita di molte specie. Ciò perché, i rapidi cambiamenti nel clima influiscono sulla capacità degli animali di adattarsi all’ambiente e capire come vi rispondono è fondamentale per prevedere il futuro dell’Artico.
Lo studio dell’università americana rileva che le renne sono tra le prime specie a cambiare le loro abitudini a causa del riscaldamento globale. Monitorando più di 900 femmine dal 2000 al 2017 è stato scoperto che le mandrie che vivono più a Nord stanno cominciando a partorire prima in primavera.
Questo comporta un rischio per i cuccioli: capita spesso, infatti, che arrivino nevicate anche in tarda primavera. Un sinonimo di temperature rigide, che in alcuni casi potrebbero risultare fatali per i piccoli appena nati.
Essendoci più caldo, sembra che le aquile reali migrino prima: analizzando i movimenti di 100 aquile reali dal 1993 al 2017, i ricercatori hanno scoperto che dopo un inverno mite, gli uccelli arrivavano prima a nord. Questo, appunto, porta a pensare che le temperature più calde spingano questi volatili a migrare con anticipo.
Una situazione che si rivela rischiosa per i pulcini: la nidificazione, infatti, sarebbe più difficoltosa e i nascituri si potrebbero trovare in situazioni non ottimali di clima alla schiusa delle uova.
Come visto, il riscaldamento globale incide in primo luogo sulla migrazione degli animali. Sembra infatti che tra il 1998 e il 2019 si sia registrato uno spostamento più veloce nella regione artica di alci, renne, lupi e orsi polari.
Parlando di movimento, i ricercatori hanno notato che le mandrie di erbivori si spostano con maggiore frequenza nei giorni più caldi. Questo aumenta la richiesta di cibo e la diminuzione di risorse per gli erbivori. Animali che, se messi in difficoltà, comprometterebbero tutta la catena alimentare dell’Artico: una loro diminuzione, infatti, metterebbe in seria difficoltà anche i carnivori.
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