Nuovo studio delinea scenario apocalittico a causa dei cambiamenti climatici
La vita degli animali negli oceani del mondo scenderà costantemente e in modo coerente con il riscaldamento del clima, suggerisce uno studio condotto in Canada.
“Ciò che vediamo è piuttosto coerente”, ha dichiarato Derek Tittensor, biologo alla Dalhousie University di Halifax.
“Per ogni grado di riscaldamento, stimiamo una diminuzione del 5% del numero di animali per specie marine. Più diventa caldo, più diminuiscono. ”
Secondo quanto calcolato i cambiamenti climatici comportano la riduzione di un sesto di tutta la fauna marina.
Ciò significa che il 17% della produttività degli Oceani scomparirà entro il 2100. La stessa stima riguarda anche le attività della pesca.
Lo studio pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences, ha usato sei modelli di ecosistemi marini con modelli di ecosistema globale e proiezioni delle emissioni.
A dire il vero, secondo quanto prospettato dagli studiosi, i mari artici diventeranno più produttivi, mentre nel resto degli oceani e mari, si ridurrà significativamente la vita marina.
Ad esempio, i mari a nord-est della Groenlandia potrebbero avere il 50% in più di animali entro il 2100. Quasi tutti i mari di media latitudine e quelli tropicali produrranno tra il 25 e il 50% in meno.
I risultati dello studio sono emersi confrontando le proiezioni con i dati reali sugli stock ittici.
“Le acque più calde riducono la crescita degli animali in diversi modi”, ha spiegato Tittensor. Ovvero, aumentando il metabolismo i pesci dovranno bruciare più calorie per restare in vita e avranno meno possibilità di crescita.
Inoltre, sottolinea lo studioso, l’acqua oceanica più calda si mescola di meno, ovvero ci sono meno correnti. Questo rallenta il ciclo nutriente dei fondali marini.
Si tratta di un vero e propri declino della vita marina che colpisce soprattutto gli esemplari più grandi, già vittime della pesca per la catena alimentare dell’uomo.
Secondo i dati delle Nazioni Uniti, ben il 10% della popolazione mondiale dipende dalla pesca e 4,3 miliardi di persone traggono dal pesce, il 15% delle proteine animali.
“Il 5% potrebbe non sembrare un gran declino ma siamo in un mondo che si sta dirigendo verso 10 miliardi di persone e gli oceani sono estremamente importanti in termini alimentazione”, ha ricordato Tittensor, concludendo che uno dei primi passi per rallentare i cambiamenti climatici è la riduzione dei gas serra.
Un disastro che non considera anche gli effetti devastanti dell’inquinamento e della plastica nei mari.
C.D.
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