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Risarcimento oltre il valore commerciale per chi perde un animale domestico

Arriva una sentenza da parte del Tribunale di Vicenza che non ha precedenti e riguarda gli animali. Nella fattispecie quelli domestici, e quindi più diffusamente cani e gatti, che rappresentano i nostri amici preferiti con i quali stare in casa. E per la giurisprudenza essi sono noti infatti come animali d’affezione, a differenza di quelli ai quali viene attribuito un fine produttivo, come mucche, pecore, ecc…con i quali comunque può svilupparsi un legame affettivo. Ci sono comunque delle differenze a livello giuridico. Un animale domestico, che è da ritenere di affezione, non può essere pignorati ad differenza dei secondi, per esempio.

Ed anche in casi che comportano il decesso dell’animale od in qualche modo la sua separazione dal proprietario, occorre risarcire quest’ultimo con un adeguato risarcimento che possa compensarne in qualche modo il dolore per la perdita. Ma per il giudice, la cifra da stabilire come indennizzo deve tener conto non solo del valore commerciale dell’animale, ma anche a quello affettivo in aggiunta. In pratica chi perde il proprio cane o gatto o qualsiasi animale domestico con cui si era sviluppato un forte legame deve essere risarcito oltre al valore commerciale dell’animale stesso.

Questa situazione però potrebbe dare adito ad un proliferare di richieste di rimborsi ‘costruiti’ se non addirittura finti. Ed infatti già nel 2008 la Cassazione era intervenuta in tal senso per impedire equivoci o possibilità che qualche disonesto approfittasse della situazione. Ad esempio motivazioni assurde come una richiesta di rimborso inoltrata a seguito dello stress comportato da una rasatura del pelo sbagliata non può essere presa in considerazione.

Animale domestico, la sentenza del giudice sul danno ‘emozionale’

Questa sentenza fa riferimento esclusivamente a pochi aspetti: il danno patrimoniale, relativo a spese sostenute e mancato introito, e quello biologico, relativo a lesioni fisiche o psichiche, oltre al danno morale ed a quello esistenziale. Nel caso specifico della perdita di un animale si ragiona come se venisse meno un componente della famiglia, e quindi la cosa non può essere trattata come un episodio di poco valore.

E infatti è arrivata una condanna per una clinica veterinaria responsabile di non aver saputo badare ad un animale domestico che aveva in cura: si trattava di un cane, al quale non era stato impedito di fuggire. E l’animale non è più stato ritrovato. I responsabili della struttura hanno dovuto risarcire i padroni del quattrozampe con un congruo indennizzo che è andato a coprire sia il danno arrecato per quanto concerne il valore commerciale, sia quello legato al rapporto emotivo tra l’animale e le persone che lo avevano adottato.

La vicenda nello specifico ha visto la coppia ricevere 8mila euro a titolo di risarcimento per il dolore patito in seguito all’episodio. A sparire era stata Fiamma, un Setter Gordon operato in un ambulatorio veterinario in cui avrebbe dovuto rimanere in osservazione per qualche giorno. A causa di una porta lasciata improvvidamente aperta pero l’animale è sparito senza lasciare tracce. E dei malintenzionati hanno posto rimedio ad una malefatta compiuta, che riguardava un cane.

Fiamma, il cane sparito

A.P.

Antonio Papa

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Antonio Papa

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